Hey, you

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di Sil Bi

Sto parlando a te.

Sì, proprio a te, elettore di sinistra del Pd.

Forse hai l’età per aver votato il Pci, quando lo si poteva votare; o forse vieni dal percorso della Margherita; o, magari, sei più giovane e sei “nato” con l’Ulivo di Prodi, hai sofferto per gli imbrogli contro l’Unione, se non sei proprio nato sol col Partito Democratico. (Un bimbo di sette anni).
In tutti questi casi, sei un po’ masochista.

Hai avuto un sacco di delusioni elettorali e anche politiche: vittorie risicate, seguite da batoste memorabili; governi traballanti, dedicati per lo più a colmare buchi di bilancio che qualcun altro aveva lasciato, seguiti da fasi di opposizione litigiosa e poco concludente.
Hai tollerato le timidezze davanti ai referendum e ai movimenti così come le vergogne di Mps e di altri potentati locali. Hai inghiottito rospi come Calearo e la Binetti, l’alleanza con Bertinotti e il governo Monti.
Tutto questo, lo hai fatto in nome di un ideale, di una visione, di certi valori che per te sono imprescindibili: non certo per tutelare i tuoi interessi, perchè è evidente che il Pd non è in grado di farlo – e infatti, tanti come te nel tempo hanno mollato e sono passati a votare Lega o M5S o all’astensione.
Tu, invece, hai tenuto duro, nella convinzione che prima o poi sarebbe nato davvero quel partito in grado di rappresentarti (non perfettamente, certo, ma comunque meglio di qualunque altro) e di governare.

La delusione più grande, l’hai avuta nel 2013. E non è stata la sconfitta alle elezioni, no: è stata la vicenda dei 101, la mancata elezione di Prodi al Quirinale e la resa del partito all’inevitabilità delle nuove larghe intese – uno schema politico che tu e quasi tutti gli elettori (salvo lo sparuto drappello dei sostenitori di Scelta Civica) avevate bocciato nelle urne.

Così, quando all’orizzonte è comparso un giovanotto di belle speranze, aggressivo e determinatissimo a conquistare il potere travolgendo la vecchia classe dirigente, hai drizzato le antenne. Certo, il suo stile spregiudicato non ti convinceva fino in fondo; il suo blairismo un po’ spinto, che sconfinava nelle idee di centrodestra, ti insospettiva. Ma ti ha sedotto la sua promessa di vincere da solo; la speranza, confortata dai sondaggi, di dire addio alla stagione della palude politica, con destra e sinistra mescolate in esecutivi fragili ed incapaci di affrontare la crisi economica che, nel frattempo, si stava nutrendo della tua vita (assaggiandola o divorandola, a seconda della tua fortuna…)
Così, malgrado tutto, hai pensato che valesse la pena di tollerare qualche divergenza dalle tue opinioni e persino qualche promessa tradita (tanto, ormai, ci hai fatto il callo) per avere, finalmente, una chance di essere governato da uno dei “tuoi”; e gli hai dato fiducia, votandolo alle primarie.

Eccolo, il giovanotto, alla guida del tuo partito.
Il suo primo gesto è stato invitare Berlusconi proprio lì, nella sede del Pd, trovando con lui una “profonda sintonia”. Non ti è piaciuto; ma, dopotutto, si parlava di riforme istituzionali ed era giusto così: “le regole si scrivono insieme”.
Poi è arrivato il siluramento del governo Letta: non proprio un’operazione elegante e coerente; ma, in fondo, l’esecutivo dell’ “amico Enrico” non ti entusiasmava e poi c’erano le elezioni europee in vista.
Già, le elezioni. Ogni tanto il dubbio ti è venuto: ma perchè questo leader popolarissimo non ha scelto di riportarci alle urne, per rinnovare un Parlamento eletto con una legge elettorale illegittima e ormai così poco rappresentativo? Te lo ha spiegato lui: per generosità. A lui converrebbe in qualsiasi momento, perchè di certo avrebbe un successo travolgente; ma il Paese è in condizioni critiche e non può permetterselo. Giusto, nobile anzi…

Dopo molti annunci e un bel po’ di confusione, c’è stata la riforma del Senato. A te, la storia dei consiglieri regionali che diventano senatori part time non è piaciuta neanche un po’. Però, ti sei detto: bisogna rendere il Parlamento più efficiente; non c’è nessun Paese al mondo con il Senato elettivo (così hai letto nei giornali). E pazienza: non si può condividere proprio tutto.
Intanto, il tuo Presidente del Consiglio cominciava a mandare messaggi sgradevoli: una polemica con i costituzionalisti di qui, una stoccata ai magistrati di là… ma, hai pensato, è tutta tattica e davvero astuta: con questi “segnali” riesce a compattare la sua maggioranza e a conquistarsi la simpatia degli elettori di destra. Cose che userà entrambe (la maggioranza e il consenso elettorale) per fare, finalmente, le riforme che aspetti da sempre. Oddio: magari non proprio perfette; ma di certo più “vostre” che altrui, data la sua forza irresistibile di leader…

Ed eccoci all’oggi. Il Jobs Act è un risveglio amarissimo: è ormai chiaro che Renzi non ha voluto conquistare i voti di destra per fare riforme di sinistra ma, al contrario, sta usando i voti di sinistra – quelli degli elettori delle Europee e quelli dei suoi parlamentari – per governare come avrebbero potuto fare un Monti o un Alfano, per non dire un Berlusconi.
Questa cosa è tanto vera e tanto chiara che coloro che votavano Forza Italia, Ncd o Scelta Civica ormai dichiarano in massa ai sondaggisti di scegliere il Partito di Renzi; mentre le voci “non allineate” nel partito, portatrici di proposte più “di sinistra”, vengono emarginate e progressivamente espulse.

E’ dura ammetterlo, ma ti eri illuso un’altra volta.
E adesso, che cosa farai?

Un pensiero su &Idquo;Hey, you

  1. Sto aspettando la costituzione del mio partitino del 3%, quello che ho sempre rifiutato perché dispersione di voti, di energie, roba da Turigliatto. Nel frattempo smaltisco anche la delusione dovuta al temporeggiare di Civati, all’abbandono dei Mucchetti. E ho messo fra le probabilità l’astensione alle prossime elezioni, se il partitino non nascerà, astensione che potrebbe durare per il resto dei miei giorni perché Renzi ha l’età di mio figlio e governerà anche quando io sarò ormai solo un (spero caro) ricordo.

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