Noi che non eravamo vere signore

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Immagine dalla pagina Facebook Soffia ancora il vento

 

 

di Celeste INGRAO

 

Una cosa sola voglio dire in risposta alle cretinate di Alessandra Moretti.

Non siamo mai state austere e rigide e non abbiamo mai pensato di doverci mortificare. Siamo state allegre, appassionate, trasgressiva, arrabbiate.
Ci siamo messe gonnellone a fiori, zoccoli, sciarpe, camicie di pizzo, minigonne. Magari anche quando, secondo i canoni, non ci stavano proprio bene: era anche quello un modo di affermare la nostra libertà. Perché quello soprattutto ci interessava: non “piacere” a tutti i costi ma affermare la nostra libertà.

Alcune fra di noi erano belle, molto belle, altre carucce, alcune bruttine. Alcune ci tenevano all’eleganza, altre se ne fregavano. Alcune frequentavano l’estetista, altre si limitavano a una cremetta da supermercato.
Ci siamo prese cura di noi ognuna a suo modo, nel modo che ci pareva più giusto per stare bene con noi stesse. Abbiamo patito e ci siamo divertite, come succede nella vita.
Ci siamo anche divise, abbiamo litigato, furiosamente, ma mai per come andavamo vestite o per come ci acconciavamo i capelli.

Eravamo diverse e in questa diversità stava la nostra bellezza e la nostra ricchezza di donne. Abbiamo subito molte sconfitte e conquistato grandi traguardi.
Abbiamo, almeno un po’, rivoltato la politica, costringendo tanti uomini a riflettere sulla nostra differenza. Siamo state bellissime.
Ora siamo diventate vecchie. Qualcuna, certo, si sarà un po’ intristita: succede quando si invecchia. Ma tante hanno ancora voglia di dire la loro e stanno sia fra quelle che si tingono i capelli sia fra quelle che preferiscono averli bianchi, sia fra quelle che si sono fatte un ritocchino sia fra quelle che mostrano tutte le loro rughe.

I tempi, come dice la Moretti, sono cambiati. Mi consola però, se guardo alle mie figlie e a tante donne giovani come e più di loro, trovare la stessa varietà e la stessa bellezza che avevamo noi.
Non hanno tutte uno stile lady-like, ma va bene così. Sono donne tutte diverse e sono bellissime.

 

 

 

(foto dal web)

93 Pensieri su &Idquo;Noi che non eravamo vere signore

  1. Brava, io sono tra quelle coi capelli quasi bianchi, niente trucco, niente estetista, e le mie rughe, come disse Anna Magnani, me le sono conquistate con tanta fatica. Voglio bene a me e a noi come siamo state, voglio bene a me e a noi come siamo ora, almeno per quello che vedo. Grazie per questo messaggio di luce, sapienza e allegria.

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  2. Anch’io ho scelto di non tingermi i capelli e mi tengo le mie rughe e un po’ piu` di ciccia di quando ero una giovincella! Non rimpiango niente di quello che ho fatto anche se avrei voluto fare di piu`…ma non lo sapevo, ora non ne ho piu` voglia e mi godo tutti i giorni che mi sono/saranno rimasti! Sono felice. ❤

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  3. Eravamo diverse e in questa diversità stava la nostra bellezza e la nostra ricchezza di donne.
    Eravamo donne e forse in questo ruolo che cresceva, cresceva anche quella consapevolezza che faceva della diversità un valore aggiunto e che nella libertà trovava un punto di unione fra le diversità anche di ideali ed opinioni.
    Eravamo diverse, ed il bello era che lo sguardo andava oltre l’ apparenza, e l’ agire oltre i vestiti indossati..
    Potevamo non essere di sinistra, ma ci siamo prese cura,..a prescindere…contro anche ogni forma di rigida educazione che col tempo probabilmente ha inficiato la donna in noi…
    Ma andiamo oltre, ed è bello leggere queste riflessioni anche se il tempo ha segnato sul volto, rughe.
    Grazie Celeste per la riflessione nelle parole

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  4. Per punti:
    1) può essere anti/simpatica, dipende dalle affinità. A me non dice niente ed è una femminilità che non m’ispira, ma che non condanno. Nella maniera più assoluta;
    2) praticamente l’hanno massacrata perché dice che curarsi, tenere alla propria immagine, andare dall’estetista, essere belle, oltre che intelligenti … insomma per le poche residuate di sinistra tutto questo è un peccato e una colpa (dio mio quanto moralismo travestito da libero pensiero).
    La Moretti cita la Bindi come stile diverso ecc. ecc. e bla bla bla, dunque:
    2a) compagne non fate le ipocrite che nessuno di voi porta i peli, che andare dall’estetista, il parrucchiere, mettersi bene lo fate tutti! Voi seriose comprese. Solo che non lo dite;
    2b) non fate le ipocrite, se al tailleur borghese preferite la stola etno-chic, pagata quanto un tailleur non siete molto diverse, solo che rispondete ad un’estetica per voi più affine nei casi migliori, di fanatici snob nei casi peggiori;
    2c) la Bindi sarà intelligente (per la verità oggi molto meno, tanto che manco la citate e ve ne ricordate solo ora), ma “mortifica” corpo e quindi “anima” e non dite di no che tante di voi gratificano l’anima e il corpo a botte di yoga, meditazione, altarini buddhisti, diete crudo-vegane, macrobiotiche, massaggi d’argilla … insomma vi fate fregare i soldi da queste cose sciamaniche;
    3) in giro è tutto un dirsi e lagnare: non è vero, eravamo bellissime (il che già tradisce una veneranda, invidia per chi più govane e avvenente scavalca e archivia il vostro tempo?). Sicure che eravate bellissime? Ancora qualcuno gira con le coperte di lana al posto del cappotto, i zoccoli ai piedi e seimila stracci addosso che è tanto chic e qui si diparte in un’altra direzione, la seguente:
    3a) se ti vesti come una bancarella di via Sannio (noto mercatino pulci) e non risulti ridicola, ma bella e sensuale (oddìo, sarà peccato pure questo?) vuol dire solo che madre natura ti ha dato una bella mano e te la puoi giocare con il minimo sforzo e quindi pontificare una serie di c…..e sulla questione;
    3b) ma se ti vesti come una bancarella di via Sannio e, diciamo, non sei proprio un fiore di campo allora sfori il ridicolo, anche se sei intelligente e però in genere mi dispiace perché coteste sono quelle che vengono fregate da quelle del punto 3a;
    4) qualcuno forse non avverte in tutto questo un latente senso di superiorità (forse la cosa che ha seppellito la sinistra, quella tutti peli e “l’utero è mio e me lo gestisco io” che poi era l’anticamera e la giustificazione della zitellaggine) secondo il quale se ti fai bella, vai a correre, dici anche cose leggere e stupide, magari metti il tacco (e chi mi conosce sa benissimo come non sopporti le donne col tacco) sei una cretina berlusconiana, di destra, oggetto sessuale desiderato … quindi inferiore. Al contrario se ci sbomballi con Gramsci, la mantenuta Rossanda, il manifesto, “se non ora, quando?” (a proposito che fine hanno fatto?), i pifferi mongoli e il coro delle mondine bulgare sei una gran f…, beh vabbè non lo dicono, ma lo pensano.
    Lo so che a molte questa cosa farà arrabbiare, ma tra queste non ce n’è una che non curi corpo e personalità (come è giusto e comunque legittimo che sia), “che non ci tenga”. Ma il risentimento provato sono solo parole, nei fatti si è vanitosi come tutti: uomini e donne. Anche voi che la contestate mettete la crema per il viso. Basta non sentirsi superiori, detentori e censori. Il passato insegna molto a chi sa farne tesoro.

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    • Io non so che sinistra hai in mente o hai conosciuto. Qualsiasi sia, non è quella descritta nel post di Celeste Ingrao qui sopra.
      E sicuramente non è quella che ho visto vivere io a mia nonna o a mia madre (che quando iniziò la chiamavano “suffragetta” perché la parola femminista non esisteva ancora) o che vivo io adesso.
      Il senso del post era “cento modi di essere donne – belle, medio belle, che si abbigliano o anche no – cento modi di essere donne e di essere libere.”

      In quanto alle donne che si truccano e hanno i tacchi mi sembra una cosa irrilevante rispetto al livello di ciò che producono con il cervello: basta che – come è richiesto a tutte – con quel cervello producano qualcosa di utile e di etico.

      Ho letto 3 volte il tuo post. Ogni volta l’ho capito di meno. Mi sembri un’aliena…

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    • ho letto e riletto e poi riletto ancora il bel pezzo di Celeste Ingrao. Non ho trovato da nessuna parte affermazioni di superiorità, censure o altro. Il fatto che sia piaciuto cosi tanto, a uomini e donne, significa solamente che vince la “normalità” raccontata e non la ricerca ossessiva della bellezza da mostrare. Nilde Iotti dice qualcosa? Bellissima, per anni con la stessa pettinatura, con i primi capelli bianchi e le prime rughe mostrate senza problemi. E non è che a quel tempo non esistevano truccatori o estetisti.

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    • Nessuno di noi vuole sostenere che il corpo non è importante e che dunque deve essere mortificato: solo abbiamo rivendicato di interpretarlo liberamente e ogni giorno in modo diverso: vestiti e gonnellone del mercato o qualche vestito più elegante, con trucco o senza, dipendeva dai giorni e dal nostro umore. Non dovevamo apparire e non dovevamo piacere agli altri, ma innanzitutto a noi stesse! Eravamo vestite in modo strano ma con grandi sorrisi e tanta allegria. Non siamo mai state giudicate per l’aspetto esteriore e mai abbiamo pensato per anche un solo momento che l’esame universitario o il contratto di lavoro sarebbe arrivato come conseguenza del nostro abbigliamento! ERAVAMO LIBERE e questo cerco di trasmettere a mia figlia in questa epoca in cui la libertà sembra solo finzione e le ragazze devono piegarsi agli standard imposti: tacco 12 per ballare per poi trovarsi con le vesciche? abbiamo cantato e danzato con le ballerine e non mi pare ci siano mancati amici, corteggiatori e compagni o fidanzatI! ANCHE ORA SIAMO MOLTO PIU LIBERE e serene delle nostre figlie, purtroppo!
      Il passato ci serve per riflettere e trasmettere questi valori alle nuove generazioni.

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      • Grazie Monica, hai interpretato perfettamente il senso del mio scritto. Ed è bello e importante che tu cerchi di trasmettere questo senso a tua figlia. Sono madre anch’io di figlie femmine (e ora anche nonna di nipotine femmine) ed è una grande responsabilità

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      • Ma stranamente oggi tutte le nostre ministre renziane – grande innovazione femminista la loro presenza – sono vrstite secondo la moda e le firme. Nessuna in gonne fiorite come noi negli anni ’70, nessuna che diverga in alcun modo. Nè nell’apparenza nè con le parole. Coglione uguali ai coglioni.

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    • Non mi sono risentita perché l’onorevole abbia rivendicato la sua libertà di potersi prendere cura del proprio corpo. Figurarsi, partecipavo alle lotte, manifestazioni, scioperi dopo aver indossato quello che mi piaceva, che , pensavo, mi valorizzasse; mi sono sempre truccata ed anche oggi a 64 anni mi piace portare i miei capelli bianchi ma mai senza trucco. Ma allora come oggi rivendicavo non la libertà di truccarsi, ma un’autonomia socio/economica che mi consentisse fra le altre cose di poter avere e gestire un qualsiasi reddito che mi consentisse di fare, scegliere fra le altre cose anche il poter andare dall’estetista

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    • Intanto Ubik penso sia maschio (non sopporta le donne col tacco)…
      Il problema non è come ci si imbelletta ed a quale modello esteriore si fa riferimento, il problema è quello che ci sta sotto: una che si agghinda, e la cui vita è permeata di estetica, è una che si sente bene solo se gli altri la fanno sentire bene, cioè non ha alcuna indipendenza intellettuale e vivrà con terrore la prima ruga od il primo capello bianco, ed allora sarà chirurgia o ritocco a manetta, non perché vuole porre rimedio a qualche difetto, semplicemente non sta bene con sé stessa perché non ha mai imparato a pensarsi come un’entità differente da quello che riesce a mostrare.
      E questo mi pare molto triste e degradante (sia per un uomo che per una donna).
      Quanto alle ladies like, una donna che fa politica e non ha capito che la sua funzione nella vita non è la stessa di una modella o di una sex symbol, merita tutto il risultato elettorale che ha conseguito.
      Inoltre quello che pensi, studi, leggi, le esperienze che fai fanno di te una persona diversa, ti fanno crescere dentro e persino apparire, dopo il primo minuto che qualcuno ti conosce, assai più bella/o e interessante di qualsiasi artificio estetico.
      E soprattutto fanno apprezzare la tua insegnante elementare perché non scrivi “i” zoccoli e che “una cosa farà arrabbiare a molte”…

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  5. Ciao Celeste, io ho 39 anni e per me essere femminista non è mai passato di moda. E in tanti modi diversi non è passato di moda neanche per le ragazze ben più giovani di me.
    Ogni volta che poso gli occhi sulla brulicante diversità delle persone mi sento più leggera e serena perché so che è lì che c’è libertà e ricchezza per tutti e tutte noi.

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    • Grazie Valentina. Questo “passaggio” da una generazione all’altra è preziosissimo. Noi abbiamo fatto la nostra parte e continuiamo per quel poco che possiamo. Alle donne giovani come te e a quelle ancor più giovani spetta continuare, trovando strade e modi nuovi. Anche smentendoci e contestandoci quando è il caso, ma mantenendosi sempre libere e forti

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      • Ciao Celeste: so bene che patrimonio ci avete lasciato e so che la strada è ancora molto lunga per tutti.
        Se però consideriamo quanto sono cambiate le cose nel giro di un paio di generazioni, rispetto a una storia di millenni, mi accorgo di quanto siamo capaci di cambiare in fretta magari senza nemmeno vederlo o saperlo.

        Ho fiducia nelle persone e proteggo questa fiducia. Perché se quella fiducia è persa, abbiamo perso ciò per cui lottiamo e anche gli strumenti per vincere la lotta.

        A volte penso che se avrò dei figli e un domani mi diranno che il mio modo di fare battaglie di civiltà è vecchio, ecco, vorrà dire che avrò fatto il mio dovere. Sarà una vera conquista e l’unica cosa importante che potrò lasciare.
        Avrò ricevuto una parte di cammino umano, con i suoi pregi e difetti, avrò fatto la mia parte e i miei errori e lascerò che altri la portino avanti, a modo loro.
        Un abbraccio a te e a tutte 🙂

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  6. Ma soprattutto si è state e si è donne, persone di sesso femminile che hanno lottato e lottano per idee e principi di libertà. E’ questo che fa la differenza. Tra una ceretta e l’altra a cosa pensa e cosa fa a questo proposito la signora (o signorina, non so) Alessandra Moretti?

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  7. adorabile Celeste, grazie. è proprio cosi’. questa presunta diversità tra ieri e oggi, tra me e le mie figlie (vere e putative non ha importanza) e le mie nipoti non esiste. siamo ancora tutte qui con tanta strada ancora da percorrere se la via è quella per la libertà.

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  8. Io non sono mai stata femminista per moda, ma femminista sono nata, perché cresciuta con la consapevolezza direi quieta e non rabbiosa di una identica dignità femminile e maschile. Non ho mai rinunciato alla comodità di zoccoli di legno e gonne larghe oppure di jeans e scarpe da ginnastica. Mi sono permessa a volte di “giocare” con una seduzione fatta anche con abiti o scarpe, ben conscia però che quel gioco mi avrebbe fatto conoscere forse gli uomini meno interessati a me come persona. Ma, ed è questo il tratto che distingue quelle come me o quelle di cui parla Celeste, non ho mai e poi mai usato il mio corpo in maniera deliberata, anche riempiendolo di estetiche sovrastrutture, per ottenere visibilità o per fare carriera. Io ero come quel giorno mi sentivo di essere, e così ora, che ho molti chili in più, poche rughe ma i primi capelli bianchi (li coprirò o no?… che importa, qualunque cosa farò sarà per me stessa e basta) sono ancora fiera di me come lo ero allora. Ho quasi rinunciato anche a recitare, dedicandomi a scrittura e regia, per poter dare il meglio di me senza dovermi per forza “mostrare”. E se c’è qualche cosa che rimpiango è solo di non essere stata sufficientemente brutta per risparmiarmi comunque tristi esperienze, quali quella di un professore universitario che mentre aspettavo il mio turno per l’esame non mi toglieva gli occhi di dosso: me ne andai sbattendo la porta, sentendomi mortificata di fronte agli altri studenti che mi dicevano: ma che fai, non andare via, quello ti dà 30 senza che parli! E feci l’esame con un altro (prendendo 27). Oppure che i compagni di sezione mi dicevano che quando parlavo io poco mi ascoltavano, non per quello che dicevo, ma perché ero troppo bella e si distraevano. Facendomi sentire una nullità. Ecco la nostra differenza dalle donne come la Moretti: essere viste solo come occhi, tette, gambe, scollature e tacchi e non come persone, ci mortificava, ci umiliava. Lei e quelle come lei ne hanno fatto uno “skill” indispensabile. Questa è la loro rivoluzione? Bella novità, è così da millenni. Se non conosce la storia, che qualcuno glielo dica. Grazie Celeste per quel che hai scritto.

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    • Grazie a te Annalisa per le cose belle e vere che hai scritto. Come dici giustamente altro che novità, è un giochino che va avanti da sempre. E se ora serve a conquistare un ministero o la presidenza di una Regione non fa molta differenza

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  9. Negli anni 70 io sono nata e battaglie ahimè non ne ho fatte ma mi rifiuto di pensare che sia stato tutto vano. Belle nella diversità. Belle con le rughe, capelli grigi e qualche rotolino. Belle perché pensanti.

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    • Belle perchè donne, perchè capaci di essere le guerriere che negli 70 hanno combattuto per i nostri diritti di eguaglianza e di pace, perchè capaci di essere le mamma dolci e premurose che poi hanno cresciuto i propri figli insegnandogli rispetto e amore verso la natura e tutti i suoi abitanti, comprese le donne!

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  10. Eravate bellissime… (e qui ricordo tutte le mie compagne di liceo) anche vestite di pochi straccetti… Ma avevate un gusto e una personalità inarrivabili e imbattibili… A distanza di tanti anni posso dirlo, ormai: ero innamorato pazzo di tutte, anche se non l’ho mai detto… e guai se qualcuno vi avesse torto un solo capello…

    Francesco

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  11. Ciao celeste!
    Arrivo qua, leggo te e capisco di esser parte della generazione successiva alla tua, ho vissuto in pieno il 77, era un periodo cupo per alcuni versiamo, come scrivi, c’era anche allegria, colore, donne e ragazze che rivendicavano i diritti
    Molte erano inncazzte eh, te lo dico subito, ce n’era qua -Venezia- che appena arrivavamo noi adolescenti, facevano facce storte, ci guardavano male, non so perché.
    Ma si, eravamo belle, bellissime, brutte, cartucce
    Questo per ribadire, anche io, come
    Molte qua, che miss Vicenza ha fatto un terribile autogol
    Ha svilito non la donna, ma la politica
    Ha dato un tono di gossip alla politica
    Sembrava di sentire una candidata a miss mondo e non una candidata a presidente della mia regione: “sogno la pace nel mondo!” Dicono le
    Aspiranti miss.
    Lei sogna estetiste per tutte le donne d’Italia
    Certo, è un aiuto all’economia. Però alla Moretti non perdono quel “mortificare” la donna con abiti austeri è davvero avvilente. Tanto avvilente

    (Ciao:-)

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  12. Io ho 65 anni e rifletterei di più sulle affermazioni della signora Moretti, senza dare facile giudizi. Trovo ridicolo affermare quanto eravamo e siamo belle noi vecchie sessantottine . Molte delle mie coetanee non mi piacevano allora e se vittime di pregiudizi non mi piacciono neanche oggi.
    Non dimentichiamo che molte mie coetanee sono diventate terroriste.
    Attenzione.
    Non facciamo come la signora Moretti:
    Riflettiamo prima di parlare.

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    • Il terrorismo è stata una tragedia nazionale che ci ha colpito tutte e tutti, ma per fortuna ha coinvolto direttamente pochissime persone. Le mie coetanee sono diventate molte cose: intellettuali, disoccupate, bravi madri di famiglia, donne di successo, anime perse, casalinghe disperate, impiegate, comuniste ostinate, piddine, berlusconiane, sindacaliste … alcune persino renziane. Quelle diventate terroriste si contano sulle dita di una mano

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  13. Io non sono femminista, nel senso che non ne ho avuto bisogno perché in famiglia vigeva una regola ferrea: maschi e femmine sono uguali. Uscita di casa ho capito che non tutti la pensavano così, ma io avevo visto i miei fratelli lavare i piatti, rifare il letto e spolverare qundi avevo ragione io. Così come mi hanno insegnato che avere un aspetto curato è una normale regola di civiltà. La Moretti vorrebbe far passare una normale regola di civiltà per una conquista? Una medaglia da appuntarsi in petto? Combatta pure. Mi dispiace davvero, questa società non dovrebbe lasciare così indietro qualcuno, foss’anche una deputata. Dovreste essere più umane con lei.

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    • Be’, ma la signora Moretti non potrebbe essere sé stessa e basta, senza criticare altri? Intendo dire: vuoi metterti i tacchi, il trucco e parrucco, i vestiti firmati, andare dall’estetista… Ma va bene, è il tuo stile, perché no. Ci sono ennemila altre donne in gamba che hanno quello stesso stile, non è che hai scoperto l’America.

      Ma perché ti devi mettere a polemizzare su come si vestiva la Bindy? Perché legare intelligenza e “essere curate”?
      Qui non è questione di come siamo femministe o non lo siamo, di chi è più di sinistra e chi lo è di meno: questa signora è semplicemente una polemica maleducata.
      E fine del film.

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    • Cara Gabriella, grazie del tuo commento e della tua ironia. Hai ragione: forse siamo state un po’ troppo cattive con la Moretti. E’ solo che dispiace un po’ che una signora così “sprovveduta” ci debba rappresentare nelle istituzioni

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    • Gentile Gabriella, concordo su quanto dici . Per me l’umanità, prima di essere divisa in maschi e femmine , è divisa in sfruttati e sfruttatori, prevaricatori e prevaricati, categorie che passano bellamente attraverso i generi. Chi sono coloro che sono stati scandalizzati /e dalle affermazioni della Moretti ? Non mi sembrano le grandi masse. Indignarsi non serve : bisogna capire, oltre l’evidente e scontato, senza pregiudizi di alcun tipo, senza indignarsi : anche l’avversario culturale, l’altro da noi ha le sue buone ragioni. Curare piu’ che condannare. O no ?

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  14. Pingback: Noi che non eravamo vere signore | Scuola e Societa'

  15. …..ancora oggi, molto più belle della Signorina Moretti…tristezza dover constatare che chi avrebbe dovuto raccogliere il testimone di quelle donne, il testimone non l’ha manco visto…troppo occupato com’ è a guardare la propria immagine riflessa nelle vetrine davanti a cui passa…
    Io spero ormai nella prossima generazione!

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  16. Eravamo tante diversa ognuna unica in un momento in ci finalmente esplodeva l’esserci lì, ora….in quel momento. La rabbia era allegra e l’allegria a volte si riempiva di indignazione nei confronti di una nazione che non ci riconosceva i diritti di esseri umani. Rimango sempre sconvolta quando seno che solo nei primi anni 60 venne abolito il licenziamento per maternità. Forse eravamo dure e determinate, ma mai rigide. Sono stata felice in quegli anni come lo sono ora,

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  18. Mi ritrovo nelle parole dell’articolo (che ho letto solo ora). Sono stata e sono profondamente di sinistra, anche se non mi sono mai iscritta a nessun partito. Sono di sinistra nelle mie convinzioni e lo sono stata nell’educazione dei figli e degli alunni che ho avuto nella mia lunga carriera d’insegnante. Anche a me piaceva dire “non sono una signora”, ma questo non è vero… Penso che noi donne di sinistra siamo delle vere e autentiche Signore.

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  19. Celeste bellissimo articolo. Io c’ero! E ci sono ancora. Le mie con doglianze a tutti voi, ho conosciuto il grande Pietro durante la mia militanza ed anche in famiglia a Salerno AGGIUNGO CHE ANCHE IO LASCIO LIBERI I MIEI CAPELLI BIANCHI E LE MIE RUGHE. Celesteabiti a roma? Io si, abito a roma. Spero di incontrarti magari

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  20. “Lady like”, come tu , spregevolmente la chiami, (tra l’altro usando un epiteto coniato dai fascio-leghisti, complimenti!), è vittima di un modo di far giornalismo e informazione che, pensavo, sbagliando, fosse almeno conosciuto da chi si professa di sinistra e , in questo caso, è pure donna. Sempre la stessa tecnica: sei bella, quindi devi sottostare al “linciaggio” voyeurista che giudica come presenti il tuo corpo, e tu sei obbligata a stare al gioco, a rispondere sull’argomento , a non essere scontrosa e antipatica.
    Niente o poco del tuo lavoro politico e umano, niente delle tue idee e delle tue aspirazioni.
    E c’è chi , come Celeste, ti insulta pure!

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    • Dante, ma guarda che stai mistificando tutto. Ladylike ci si è chiamata la stessa Moretti. E l’elettorato le ha dimostrato il suo gradimento… Nessun insulto da Celeste Ingrao. Ma garbatissima e intelligente critica del modello comunicativo.

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  21. L’informazione oggi, consente di fare politica a certi livelli mantenendo la schiena dritta? Credo che questa sia la vera domanda che ci dovremo tutti porre. Per debolezza od opportunismo, o tutti e due, l’ispiratrice dei commenti che precedono il mio si e messa nelle mani di “specialisti dell’informazione” e si è lasciata condurre verso quello che avrebbe dovuto essere il look adatto. Il problema sotteso è: chi si fa condurre, non sapendo chi è e dove deve andare, dove ci può portare? Io temo che la risposta sia che ci porterà dove lo condurranno. Forse assieme ai politici dovremmo votare anche i giornalisti. E’ da un po’ che lo penso.
    Grazie per la pazienza di chi mi leggerà

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  22. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Suo Padre anche se non concordavo con alcune Sue scelte di campo ma (credo) ci stia! Nel merito delle Sue riflessioni direi che le condivido in pieno e, da Uomo, rimpiango che non ci siano più o, quanto meno, siano un po’ più limitate, le Amiche Femministe di quegli anni oramai lontani ma che ricordo con piacere! E grazie a Voi Femministe che tanti ragazzi dell’epoca, ora Uomini maturi, hanno saputo ben apprezzarVi, stimarVi, e, perché no, amarVi nel rispetto, con stima
    r.m.

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