La sinistra inattuale

democrazia 2

 

di Alfredo MORGANTI

Spiace dirlo, ed è davvero doloroso anche solo pensarlo, ma i fatti sono nudi e crudi.
Sono cadute le paratie, più di quanto la logica e il buon senso possano ammettere, e il deserto politico oggi è davvero piatto, una piatta e grigia entropia che rischia di annullare anche le residue speranze e le ultime passioni ancora vive.

La politica ha perso. O almeno questa è la scena che appare oggi più che mai ai nostri occhi.
Non è stata soltanto sovrastata dalla tecnica, dalla comunicazione, dalla finanza. Sta subendo anche i contraccolpi della criminalità.
Non è più tangentopoli, quando era comunque il sistema dei partiti, certi partiti in special modo, a finanziarsi illegittimamente.
Oggi il manico ce l’hanno i poteri criminali, il malaffare, i clan che si muovono borderline tra politica e società. Nei mondi di mezzo.
Non c’è finanziamento ‘nero’ ai partiti (che sono scomparsi, peraltro), c’è il ‘nero’ e basta, l’arricchimento imperioso di taluni a discapito del bene pubblico, il cinismo che diventa crimine.

Dove le colpe? Quali le responsabilità per questa nuova, terribile fase?
Metto in fila alcune cose. Intanto, non ci sono più i partiti, quei partiti che hanno fondato la Repubblica e l’hanno difesa, e nemmeno possiamo più usufruire degli anticorpi al male che in quelle organizzazioni di massa, territoriali, radicate, umane si contrapponevano alle ruberie e al male.

È accaduto qualcosa a un certo punto, o una congerie di cose, che hanno determinato una svolta decisa, storica. Una mutazione genetica. Con l’acqua calda di tangentopoli abbiamo buttato via anche il bambino, anche l’idea che un pezzo consistente, decisivo di democrazia dovesse necessariamente passare per i partiti e per la partecipazione genuina che essi proponevano. Quelli erano davvero canali di contatto e di scambio tra governanti e governati.

Oggi, con la scelta di affidarsi alla comunicazione, al leaderismo, alla verticalità del potere e agli arnesi dello spin doctor, quel canale non c’è più. Demolito per fare spazio alle suggestioni del marketing, delle camice bianche sventolate durante un comizio. Spazzato ‘modernamente’ via.

Dove sono quelli che dicevano “put the circoli first”? Magari sono approdati in plancia di comando e se ne fregano.
Ma il punto resta: senza i partiti, senza i migliori partiti, la democrazia è monca, manca di una componente che rende la loro rappresentatività effettiva, operante.
Un ingrediente che si chiama partecipazione e che non significa votare alle primarie in fila con quello che la pensa al contrario di te, oppure non ne sa proprio nulla, e magari quel circolo gli fa pure un po’ schifo, ma va lì solo per fare un favore a qualcuno.

La criminalità prende il sopravvento quando i cittadini scompaiono. Quando i militanti diventano semplici ‘votatori’, scavalcati pure dai meri passanti. E quando i partiti diventano scalabili, proprietà di chiunque abbia le risorse per farlo, e si tramutano in accozzaglie di genti sparse, in guerra tra loro, fedeli al capo finché li fa vincere. Poi addio pure a lui.

Il modello non è più il partito-società che in Emilia sbancava (con benefici pubblici enormi), o il partito operaio, popolare o di ceto medio, ma la cosca del ‘noi’, la conventicola che non fa più distinzioni tra rosso e nero, giallo e verde, ma che riconosce un solo colore, quello dei soldi.
Ecco perché House of card non fa scuola, perché almeno lì Underwood si sfiancava a ripetere che il potere è più importante della ricchezza, che l’ebbrezza del potere è meglio che la sazietà dei soldi.
No. Questi qui vogliono soli i soldi, i soldi e basta, la ricchezza e niente più, sino a rimanerne storditi.

La politica finisce anche come autonomia e primato del potere; resta solo la prepotenza e la volgarità del denaro facile. Sfrontato. Impunito. Dei troppi soldi.
Chi si oppone oggi a questo male? In assenza degli anticorpi dei partiti popolari e di massa, possono opporsi solo ‘pezzi’ di società, politica, economia, cultura, informazione ancora ‘autonomi’ dal sistema dei clan, meglio se collocati a sinistra, capaci di produrre forme di reazione a quello che sembra un destino franoso che prende tutti e tutto. Capaci di ricostruire il tessuto connettivo della politica.

Sarebbe bello che la sinistra (non importa dove si collochi) reagisca.
Che non si ostini a riproporre gli stessi format altrui, pensandosi persino più ‘paracula’, ma riscopra la propria originalità e la propria identità.
Direi di più: la propria ‘inattualità’. Ha detto bene Walter Tocci (che non finirò mai di citare e ringraziare): si deve essere “inattuali perché in contrasto col tempo attuale e proprio per questo a favore di un tempo venturo”.
Non si è inattuali perché rimasti ancorati al vecchio, ma perché si è scavalcato in avanti il presunto nuovo, lui sì in realtà già vecchio.

L’inattuale potrebbe essere la soluzione decisiva. Anzi, è la soluzione, non il problema.
E dunque si tratta di stare attenti al presente, alla sua scorza rude, perché è il presente che dobbiamo trasformare, non un futuro che non c’è (ma come cazzo gli è venuto in mente a quello di adottare il claim “cambiamo il futuro” solo dio lo sa).

Ma insieme dobbiamo oltrepassarlo quel presente, non restarvi irretiti, perché la vita quotidiana da sola non ti basta se vuoi ‘sorpassarla’ in meglio, serve di più, serve altro.

Servono le idee, serve il pensiero, che cresce e si rafforza giorno per giorno e ti consente di battere anche chi le risorse invece ce l’ha, e pure tante. Serve lo studio, serve qualcosa che ti renda inattuale e ti faccia guardare oltre, pur restando ben saldo dentro al presente che devi cambiare.

Ecco, Tocci è un esempio di questo viaggiare a cavallo tra realtà e pensiero, tra presente e inattualità. Ce ne fossero.
Ora tocca a noi, tocca a tutta la sinistra reagire. Un mondo più giusto non è solo più egualitario, più coeso, più democratico. Ma quello in cui la mia libertà (di pensiero, di azione, di vita) è d’aiuto alla libertà di tutti.
La nostra inattualità potrebbe davvero disegnare un presente diverso per ognuno di noi.

 

(immagine dal web)

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