Cenere celere. Un racconto che in altre nazioni avrebbe fatto scalpore

cenerecelere

di Salvatore VIVENZIO

[dal suo Blog Cronache di un uomo morto]

Cenere Celere è un racconto che in altre nazioni avrebbe fatto scalpore. E’ denuncia di un ambiente, di un ripetersi di situazioni.

Con queste righe io non mi espongo politicamente ma ideologicamente. Io non giustifico nessuno, anzi condanno. Io sono per la libertà e mai per l’oppressione. Non c’è buono e cattivo in questo racconto, ci sono solo esseri umani. Non c’è partito ma solo immedesimazione. Per me non esiste lo sbirro ed il black bloc, per me esistono gli uomini.

Non contano la divisa o il passamontagna ma chi c’è sotto la divisa o dietro il passamontagna. Ho cercato di capire cosa potrebbe pensare una persona in una determinata situazione.

Cenere Celere. E’ cenere tutto ciò che viene represso. Cenere veloce, celere, che scorre e sparisce. La Celere trasforma in cenere tutto ciò che si trova davanti. Questo racconto è puro frutto della mia fantasia, non c’è nulla di reale (nel senso stretto del termine).

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“Tanto contro i sogni c’hanno messo il manganello. “

– Mezzosangue

Che ci fanno qui questi ragazzi? Cosa vogliono? Cosa urlano? Attraverso questo casco non riesco a sentirli. Quello somiglia a mio figlio Andrea.

Dalle retrovie qualcuno grida, ma non riesco a comprenderne il motivo, i ragazzi sembrano tutti tranquilli. Sento qualcosa che batte continuamente sulle spalle mentre gli scudi rimbombano.
Qualcosa precipita dall’alto colpendo alcuni di noi. Cosa succede? Sono pietre? Da qui sotto non vedo niente, avverto solo l’ennesimo forte grido che rimbomba tra la Celere. Avverto le sillabe: Ca – Ri – Ca – Re. Caricare. Ma perché? Mi chiedo cosa abbiano fatto questi ragazzi. Mi sembrano innocui, mentre i miei colleghi appaiono minacciosi, imbronciati, con lo sguardo irato sotto la visiera. Sono studenti, alcuni sono minorenni, si vede dallo sguardo. Qualche coglione ha tirato una pietra, e allora? I coglioni sono dappertutto. Lasciamoli stare, restiamo al nostro posto. Poi penso : voi non protestereste contro questa casta, questa mafia, questa gente che ruba e gioca con il futuro di giovani e vecchi di questa nazione? Non siete, anche voi, un po’ stanchi?
Quasi penso di unirmi a loro, poi mi ricordo che chi gioca con le nostre vite è la stessa persona che mi paga. I rumori aumentano, sento le urla fin dentro la gabbia toracica. Alla fine il mormorio esplode.
Ancora: Caricare.

Questa volta l’ordine arriva più forte, più deciso, dalle retrovie. Sono i miei ordini. Mi pagano per eseguirli. Se non li porterò a termine, non verrò pagato. Se non rispetterò gli ordini, verrò licenziato. Ma non ho il tempo per riflettere, gli altri sono già partiti. Allora afferro il manganello, chiudo gli occhi e colpisco forte, senza sapere il perché. I ragazzi arretrano, urlano.
Mi ricordano me, venti anni prima, sotto gli schiaffi di mio padre. Siamo genitori bastardi. Colpisco ancora mentre i ragazzi cadono e scappano, gridano e piangono.
Colpisco mentre io stesso singhiozzo e piango, all’ombra del mio casco.

Un pensiero su &Idquo;Cenere celere. Un racconto che in altre nazioni avrebbe fatto scalpore

  1. Voglio dire la mia su questo tema, ho avuto esperienze nell’una e di seguito nell’altra parte, il fatto è che nelle forze dell’ordine sono tutti “picchiatori”, anche se alcuni di loro hanno degli sprazzi di lucidità umana, il resto, quindi il 90% sono soltanto delle bestie, altro aggettivo non mi viene in mente ricordando i fatti della Diaz, di Uva, di Aldovrandi etc. etc.
    Vengono selezionati per far parte della celere solo soggetti di chiara cultura di destra, non credo a nessun loro pentimento dopo aver spaccato le teste e la facce a ragazzi minorenni o ai lavoratori che manifestano per aver perso il lavoro, mi spiace, non avranno mai da parte mia nessuna assoluzione.
    Notte.

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