Matrimonio all’italiana, bollito di famiglia naturale con contorno di unioni infedeli

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di Ivana FABRIS

Tolto l’obbligo di fedeltà all’unione civile perchè nessuno si confonda scambiandola per matrimonio naturale, punto di partenza dell’italica sacra famiglia naturale.
Bisogna riconoscere che questo è un governo profondamente attento alle tematiche ecologiste.
Dove c’è natura, c’è la Trimurti Renzi-Alfano-Verdini. Ed hanno un senso dell’umorismo mai visto prima.

Quindi, invece di togliere l’obbligo di fedeltà nel matrimonio, come sarebbe giusto per un paese che vuole definirsi evoluto e maturo, si toglie alle unioni civili.
Davvero, queste scelte scatenano un’ilarità incontenibile perchè se non sono paradossali sono proprio solo grottesche.

Il bello è che, secondo chi ci governa, così facendo la famiglia è protetta. E’ il festival della farsa, altro che Sanremo.
Trionfa l’amore, come ha dichiarato Renzi e siamo tutti felici dell’happy-end.
Perchè la cosa disperante è che c’è pure chi ci crede.

Eh sì, perchè le unioni omosessuali, l’adozione omogenitoriale sono contronatura e pertanto minacciano la naturalità della famiglia.
Quindi la famiglia è salva, la famiglia naturale è salva (poco importa se proprio questo concetto è contronatura, considerato che la famiglia così come la conosciamo è un’istanza sociale, determinata da modelli e bisogni sociali, NON naturali), con tutta l’ipocrisia che è contenuta nel modo di essere famiglia in Italia.

Senza contare il fatto che già stabilire un obbligo, data la materia, è contronatura, perchè amarsi dovrebbe essere una scelta quotidiana, una promessa che si rinnova ogni giorno in piena consapevolezza dei propri sentimenti e della loro cura e protezione senza che la fedeltà debba essere un dovere imposto ma una sorta di rito che si compie per tacito assenso.

E, arrivati a questo punto, è doveroso parlare della famosissima e conosciutissima sacralità della famiglia naturale in Italia.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa ci sia di naturale in una famiglia in cui una donna, anche sposa di un uomo emancipato, vive comunque una condizione di subalternità, troppo spesso anche autoindotta grazie alla cultura assimilata dalle donne stesse.
Di fatto è merce più che rarissima una famiglia italiana – naturale – in cui qualche traccia di cultura patriarcale non residui nel modo di concepire le dinamiche famigliari e i rapporti di relazione.

Pensateci attentamente e vedrete che è così, anche solo partendo dai dettagli di una vita di coppia o dal vissuto quotidiano di qualunque famiglia.

Vorrei inoltre che qualcuno mi spiegasse cosa ci sia di naturale, in Italia, in una famiglia in cui una donna non è libera di crescere i propri figli mantenendo intatto il suo diritto al lavoro e la carriera che faticosamente ha costruito, considerato il dilagante abuso verso le donne che scelgono di avere un figlio malgrado la carriera e la totale assenza di un sistema di servizi che proteggano la maternità favorendola, anzichè penalizzandola.

Mi chiedo anche cosa c’è di naturale in una famiglia in cui un padre che prende il congedo per maternità è, per la società in genere, ancora oggetto di scherno, considerato che spesso è visto come qualcuno che si è assoggettato ai voleri di una moglie dominante o come qualcuno senza attributi tali da renderlo virile.

E ancora. Cosa c’è di naturale in una famiglia in cui viene deciso che se qualcuno debba dipendere economicamente dal coniuge è sempre e solo la donna e possibilmente anche senza sentirsi meno riconosciuta ma, anzi, magari anche grata a chi la mantiene.

Ma parliamo un momento anche di modelli veri e propri che non guasta, partendo dallo stereotipo della donna e dell’uomo che vengono veicolati attraverso i media e dalla pubblicità (!) per esempio, da una sottocultura impregnata di luoghi comuni che la massa diffonde parlando e scrivendo della materia, dalle battute infime e profondamente sessiste che circolano, per non parlare dell’insulto che se riguarda le donne è a sfondo sessuale nel 99.9% dei casi, dettaglio tutt’altro che di poco conto e sintomatico di che pasta sia composta l’ossatura della società che costituiamo.

Persino giuridicamente le cose non vanno granchè bene perchè malgrado una legge importante (per quanto datata comunque importante) come quella sul diritto di famiglia di una quarantina di anni fa, quando poi ci si separa giudizialmente, si capisce quanto la società sia ad un livello di oscurantismo culturale da far impressione.
E non parliamo del trattamento riservato alle vittime di stupri, donne o uomini che siano.
E non parliamo di quanta violenza esista, soprattutto quella psicologica che, al di là dell’indignazione momentanea, poi viene bellamente tollerata e diffusa anche attraverso il pregiudizio di stampo patriarcale di cui troppe donne e uomini sono ancora imbibiti. Ancora troppe volte si sente e si legge quel maledetto “se la va a cercare” quando una donna dice no o si ribella al sopruso, giusto per fare uno dei tantissimi esempi.

Ma pure di uno Stato che consente il disconoscimento di paternità solo in casi che dire gravissimi non rende l’idea, a fronte di padri (o di madri) che massacrano psicologicamente o fisicamente i propri figli alienandone l’esistenza intera.

E che dire del benpensantismo che ammorba una fetta considerevole di società?
Del disagio genitoriale che non conosce ascolto e aiuto per la vergogna che si possa sapere di essere inadeguati per ragioni personali o indotte dalla società stessa che produce ogni giorno sempre più povertà economica e umana?

Di una cultura che contrabbanda il consumismo come forma di compenso affettivo verso i figli, producendo generazioni che vivono una solitudine spaventosa?
Di un modello sociale che induce la massa a pensare che i figli debbano essere macchine che rispondono pavlovianamente, come forma di controllo che soddisfa i bisogni genitoriali da una parte e sociali dall’altra con tutte le conseguenze del caso, o che spinge perchè siano diventino rampanti, cinici (vincenti!) e incapaci di empatia?

Ma più ancora la libertà sessuale è argomento interessantissimo nella cultura della nostra società all’interno della famosa famiglia naturale.
Sono ancora troppe le famiglie dove si educano i figli maschi alla “caccia” e le femmine al vivere da “prede”.
E non sia mai che una figlia possa essere libera sessualmente, guai (!), mentre un figlio…

Ah beh, sì, certo, noi siamo tutti sottomessi alla cultura clericale, all’ingerenza del Vaticano nelle nostre questioni private.

Ci piace pensarla così, ci piace molto perchè ci leva ogni responsabilità nel dover renderci conto che se questa cultura impera è solo perchè NOI lo permettiamo, perchè ancora NOI non vogliamo guardare tutte le ipocrisie di cui siamo permeati, perchè non vogliamo mettere in discussione un sistema che garantisce nostri privilegi da un lato e soprusi dall’altro.
E, nel farlo, ci rendiamo complici di una cultura di sistema che continua a compiere le peggiori nefandezze.

Oggi, 26 febbraio 2016, siamo davanti ad un’ennesima disfatta del processo evolutivo del genere umano italico, una profonda disfatta NON dei diritti civili ma UMANI, un’ennesima conferma di quanto siamo obsoleti, vecchi, stantii, di quanti sepolcri imbiancati circolino fra noi, di quanto siamo capaci di stracciarci le vesti ma non di cambiare, salvo lamentarci e piagnucolare chiedendo un cambiamento di tutta la società come se questa fosse un’entità astratta. Come se questa non fossimo ancora NOI.

E il vero dramma, il vero grande inganno è che quello che chiediamo è un cambiamento che non potrà mai avvenire perchè noi stessi non sappiamo modificare quelle parti di noi che ci portano inesorabilmente non solo fuori dal tempo storico ma soprattutto a rinchiuderci nel recinto di una patologia – personale e privata prima, sociale poi – che sembra non conoscere limiti.

Così, in una sorta di rimozione inconscia collettiva, ci deresponsabilizziamo da tutto ciò che riguarda le nostre esistenze e chiediamo ad un governo scellerato che mira ad un radicamento totale della concezione neoliberista per le vite di tutti noi, comuni mortali, di essere responsabile al posto nostro.
A pensarci viene anche da ridere, da farsi proprio delle grasse risate.

Qualcuno dovrebbe essere così gentile e paziente, da spiegarmi come sia possibile il non saper compiere passi anche difficili per vivere la nostra esistenza autodeterminandola, anche a costo di rischiare l’emarginazione che comporta la diversità di scelta nel nostro privato, salvo poi chiedere a terzi di farlo a livello politico e sociale.

Ha ragione Vittorino Andreoli, siamo alla rappresentazione, solo ed esclusivamente alla messa in scena, allo psicodramma collettivo ma senza che questo ci coinvolga in prima persona, senza la consapevolezza che le parti di quello psicodramma siamo proprio noi stessi e che solo guardando l’altro come fosse ciascuno di noi si può arrivare al cambiamento.

Non serve sentirsi migliori/superiori agli altri, non basta, non garantisce niente, è solo illusorio.
Serve guardare in faccia tutte le nostre meschinità, le nostre grandi ipocrisie, serve la messa in discussione del sistema che ci stritola e della cultura che veicola, indubbiamente, ma anche la nostra. Serve partire dal particolare (noi, singoli) per finire all’universale (il sistema).

Non basta più nemmeno l’indignazione (se mai è bastata) tanto più sui social che sono diventati soprattutto lo sfogatoio di rabbie e frustrazioni in un meccanismo passivo che non attiva dinamiche efficaci.
Ci illudiamo che basti, vogliamo farcelo bastare ma non è così che funziona e il potere che ci opprime (e in molti casi sopprime) lo sa fin troppo bene.

Possiamo avere tante belle idee e tante belle parole in testa ma se non sappiamo trasformare le nostre parole in ribellione, prima, e azioni, poi, continueremo in questa grande farsa, una mera interpretazione di ruoli in cui il governo è l’aguzzino e noi le vittime, dimenticandoci che anche questa dinamica comporta dipendenza e che la vittima sceglie, vuole, ha bisogno di rimanere tale.

Ma tornando all’argomento specifico, forse è il momento di porci delle domande e di renderci conto che se un paese vuole crescere realmente, deve avere il coraggio di usare le proprie gambe e la propria forza per camminare.
Deve avere il coraggio di mettersi in gioco e di rischiare.

Così evolve un rapporto sano tra genitori e figli in una famiglia non disfunzionale.
Così matura un paese che dovrebbe partire proprio da concetti basilari al pari di questi per arrivare a scelte ancora più importanti come spendersi in prima persona per cambiare la politica di questo disgraziatissimo paese.
Per arrivare a non essere più popolo bue ma Popolo protagonista della propria esistenza e delle proprie scelte ad ogni livello, in politica e nella società.

 

 

(immagine dal web)

8 Pensieri su &Idquo;Matrimonio all’italiana, bollito di famiglia naturale con contorno di unioni infedeli

  1. L’ha ribloggato su marianna il corso delle cosee ha commentato:
    Proprio qualche giorno fa commentavo un articolo di uno dei miei amici blogger affermando che non si può vivere da conigli astraendosi dalla realtà e che ad un certo punto bisogna “schierarsi”, intendendo dire con questo non solo a parole, ma con le azioni quotidiane … trovo netta e decisa anche qui questa affermazione, in questo articolo che condivido in ogni parola, che tocca profondamente la mia coscienza da un punto di vista umano e politico. Lo ribloggo con la speranza che tante altre persone lo condividano e che possa toccare positivamente tante altre coscienze. E’ profondamente vero: siamo NOI a permettere che imperi “questa cultura che continua a compiere le peggiori nefandezze”, tocca a NOI combatterla scegliendo con chiarezza ed onestà da che parte stare.

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    • Scusa Antonio Rossi, ma ci conosciamo, per caso, al punto che tu possa dire che non sono stata attenta?
      la realtà è che non mi importa nulla di chi ha rifiutato cosa.
      Mi importa di ben altra sostanza e se avessi letto attentamente sapresti a cosa mi sto riferendo.

      In ogni caso prima di dire ad una persona che NON conosci di stare più attenta, dovresti riflettere, perchè per quanto ne sai io potrei essere molto più attenta di quello che immagini e anche più documentata.

      Inoltre quando si commenta politicamente, si dovrebbero evitare i giudizi personali che non rilevano ai fini della materia in questione ma aggiungono una bella dose di arroganza al pensiero.

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