Bersani e la sindrome di Stoccolma

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di Vincenzo PALIOTTI

“Se io resto nel PD non lo faccio per una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il PD il centrosinistra non esiste più, perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo al di fuori del PD. La mia idea dell’Italia sta qui. E se gli elettori abbandoneranno il partito, temo finiscano nelle braccia di Grillo piuttosto che in quelle di una sinistra che non è nel PD”.

Questo è quanto dichiara Bersani a La Repubblica a chi gli chiede perché resta nel PD. Come si fa a dire che senza PD non esiste il centrosinistra se il PD è più a destra di Forza Italia? Questo non lo dico io, lo dicono le riforme, i decreti che Renzi ha messo in atto e che Bersani stesso ha criticato, anche se poi “per disciplina di partito”, sue testuali parole, ha votato. Non una di queste è stata pensata guardando ai bisogni dei più deboli, si è andati in una sola direzione: compiacere la troika, la CONFINDUSTRIA le classi più protette che con questo governo lo sono ancora di più proprio grazie alle riforme che anche lui ha votato.

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All’Onorevole Pierluigi Bersani

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di Elsa LUSSO

 

On. Bersani,
è da tanto che volevo scriverle, ma non ho mai trovato la forza o la determinazione per farlo e per quasi due anni sono rimasta bloccata, con il desiderio di dire, scrivendo e immediatamente cancellando: in fondo, mi dicevo, sarebbe stato uno dei tanti messaggi che lei ha sicuramente ricevuto, e che magari riceve tutt’ora.

Solo che…ho anche realizzato che per voltare pagina, avevo bisogno di tracciare una linea di demarcazione tra ciò che è stato, e il cui ricordo è ancora vivo, e l’incertezza di ciò che sarà.
Io non avevo la tessera, ma credevo in un progetto, e quello bastava a farmi sentire bene, speranzosa e convinta di essere dalla parte giusta.

Ho vissuto quei giorni con grande gioia ed entusiasmo, perché sentivo di stare dove volevo essere, dove mi sentivo di essere, con lei a garanzia che, vincendo le elezioni, avremmo tentato di realizzare quel progetto, se non completamente almeno in parte. Perdere le elezioni non ha intaccato questa certezza, pur nell’enorme dispiacere per un risultato inaspettato, e certo severo.

Ma si vince e si perde, questo si può e si deve accettare: è bello sentire di stare con chi condivide le tue idee, non con chi vince a prescindere. E poi c’era lei…e tutta l’amarezza di quel risultato elettorale l’avrei buttata giù…perché c’era lei, a tenere insieme il Partito, e questo mi rendeva sicura che avremmo comunque proseguito sul medesimo solco, magari aggiustando il tiro, correggendo in corsa.

Di cadute ne avevamo viste altre, nessuna di queste mi aveva destabilizzato o fatto ricredere…io credevo nel progetto, e credevo in lei che lo portava avanti, e in un PD di Sinistra.
Quello che è successo in quei terribili giorni, lei lo sa bene…io invece l’unica cosa che capivo è che stavano combinando una porcheria immensa ai danni di tutti noi…si… noi, perché di fronte alla vergogna per quanto accadeva, il progetto cui avevo aderito restava il mio punto di riferimento, con lei a rappresentarlo. E in nome di questo, mi aspettavo un finale diverso, di rifiuto, di rottura con quanto accadeva, e con chi quel progetto tradiva.

Il suo farsi da parte in nome della sopravvivenza della “Ditta” era l’unica cosa che non potevo aspettarmi. Certamente lei avrà avuto le sue ragioni…ma quelle ragioni non potevano essere le mie, e non potevano avere a che fare col voto che fiduciosamente le ho dato, e in nome del quale avrei voluto solo un po’ di verità.

Io non so nulla di congiure di Palazzo o di come si fa la politica. Certamente vedere Berlusconi, che ho tanto avversato, ridere apertamente nel constatare che una parte del PD aveva fatto a pezzi le speranze dei propri elettori, o vedere Grillo che urlava soddisfatto mentre i suoi ci irridevano beffardi mi ha addolorato profondamente; ma vedere lei rimanere lì dentro nonostante l’aperto tradimento mi ha spezzata…perché tradendo lei la Ditta ha tradito un progetto comune in nome del quale l’abbiamo seguita, e tradendo lei hanno tradito tutti noi, che siamo caduti senza neanche sapere perché.

Non pensa che meritassimo un po’ di verità, se non altro per essere caduti insieme?
O forse sono io che non capisco, può anche essere…e le mie considerazioni le parranno assai semplicistiche: sicuramente le sue scelte sono state sofferte e fatte comunque in nome del Bene Comune, che va sempre riconsiderato a seconda dei contesti, delle situazioni contingenti.
Ma rivivo la sensazione di paura per le manganellate agli operai della Thyssen Krupp di Terni, e di sgomento per le “spiegazioni” del Ministro Alfano; e sempre sgomento provo per il fatto che, da quanto riferisce lo stesso Senatore Mineo, è stata votata la fiducia al decreto “Sblocca Italia” senza che i senatori del Pd abbiano trovato il tempo di discutere nel merito, visto che nell’Assemblea di deputati e senatori, “…Renzi è arrivato tardi, ha parlato molto e il dibattito è stato “rinviato”.

Ma d’altronde, di che stupirsi? La frase “ci siamo presi il Partito” mi sembra abbastanza in linea con quanto sta succedendo…mi sbaglio?
E oggi sento il Sottosegretario Delrio che, in caso di eventuali elezioni del Presidente della Repubblica, auspica grandi convergenze…cosa che a me, paradossalmente, non tranquillizza affatto.
Ma dico io, perché non auspicare piuttosto che al Colle arrivi una figura retta, dall’indiscutibile prestigio e spessore morale? Forse un Partito che ha realizzato il famoso 40% di consensi alle elezioni europee, non è in grado di proporre e portare avanti una candidatura “alta”, lasciando agli altri l’imbarazzo per una eventuale mancanza di convergenza?

Potrei citarne tante altre, ma mi fermo a queste considerazioni, che ritengo emblematiche, e mi chiedo: cosa è rimasto, nel PD, dell’antico progetto? E quale tessera potrei mai prendere in queste condizioni?
Lei si interroga sul perché della grande fuga…e io mi stupisco del suo stupore, ….nè ritengo Renzi l’unico responsabile: perché dovrei? E’ il Segretario di un partito che non sento più mio, e che col nostro progetto ben poco sembra aver a che fare.

Di confusione ne ho abbastanza, e lì dentro, a giudicare da ciò che sento, mi sembra tutto molto confuso…o molto chiaro, a seconda dell’angolazione dalla quale guardo.
Non penso, per concludere, che sia neanche questione di tessere, né in bene né in male. Quel Partito lo sentivo mio anche se non avevo la tessera, fino a quando lei si è fatto da parte lasciandomi sola…per salvare una Ditta che, a sentir lei, va comunque salvata, mentre io non voglio più averci a che fare, neanche per sbaglio.

Affido questa mia lettera ad una Comunità nel quale, dopo tanto smarrimento, ho ritrovato il senso dell’Essere di Sinistra, e che per questo ringrazio.

 

(Immagine dal web)