Lavoro e dignità

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di Andrea NOBILE

 

Da Wikipedia:
“La cooperativa è un’impresa – in forma di società – nella quale il fine e il fondamento dell’agire economico è il soddisfacimento dei bisogni della persona (il socio): alla base della cooperativa c’è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi di consumatori, lavoratori, agricoltori, operatori culturali, ecc.
L’elemento distintivo e unificante di ogni tipo di cooperativa – a prescindere da ogni altra distinzione settoriale – si riassume nel fatto che, mentre il fine ultimo sia delle società di persone che delle società di capitali è la realizzazione del lucro e si concretizza nel riparto degli utili patrimoniali, le cooperative hanno invece uno scopo mutualistico, che consiste – a seconda del tipo di cooperativa – nell’assicurare ai soci il lavoro, o beni di consumo, o servizi, a condizioni migliori di quelle che otterrebbero dal libero mercato.”

Questa la definizione.
Oggi, purtroppo, l’impresa cooperativa è diventata uno dei tanti modi per aggirare le già larghe maglie della legge sul lavoro per sottopagare e sottrarre diritti ai lavoratori (vedi cooperative di servizi, cooperative di pulizie, di trasporto merci ecc.).

Sempre da Wikipedia:
“Giuliano Poletti Iscritto al Partito Comunista Italiano, è stato assessore comunale all’Agricoltura e alle Attività Produttive di Imola dal 1976 al 1979. Dal 1982 al 1989 è stato segretario imolese del PCI. Successivamente è entrato nel Consiglio della Provincia di Bologna per il PDS.”

Dal 2002 è presidente di Legacoop Nazionale. Nel febbraio 2013 diviene presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Questo fino a ieri.
Oggi sta per diventare il padre di una deregolamentazione che porterà il mondo del lavoro ad una ulteriore precarizzazione.
Curiosi ma efficaci, nella loro similitudine, destini e derive di cooperative e ministro, travolti e complici nello smarrimento delle certezze del diritto del lavoro.
Un tale che arriva dal Partito Comunista e dalla Lega delle Cooperative, si accoda a quelli che sostengono che per rilanciare l’occupazione è necessario “facilitare” assunzioni e licenziamenti, che per creare nuovi posti costruisce, a braccetto con Sacconi e i suoi, un rilancio dei contratti a tempo determinato. E se un datore di lavoro ne abusa, poco male, non c’è più obbligo di assunzione, ma solo un’ammenda (della serie: costa meno una eventuale multa che non il rispetto della legge!).
Un’apertura al precariato “a vita” che suona come una sberla sulla faccia di chi ha lottato per garantire dignità al lavoro.

Ci vogliono convincere che per creare nuovi posti di lavoro occorra rinunciare alle garanzie primarie dell’individuo. La rinuncia alla certezza e alla continuità del proprio sostentamento e quello della propria famiglia.
Occorre scordare la dignità e l’orgoglio della propria professionalità, il proprio ruolo attivo e integrato in una società di individui. Bisogna accettare precarietà e mobilità, bisogna cancellare i valori dei nostri vecchi, i valori legati alla nostra indispensabilità nel processo produttivo.

Meglio allora sottolineare un principio fondamentale, che è quello della dignità. Dignità che non deve essere sottratta soprattutto al lavoro, che è parte fondamentale nella vita di un individuo.
La dignità del lavoro, caro Poletti, è quella cosa che rende orgoglioso un operaio in tuta quando mostra ai suoi figli un’automobile costruita nel suo stabilimento. E’ quella di un muratore che guarda con soddisfazione la casa che sarà nido di una famiglia simile alla sua. La dignità del lavoro è di avere un lavoro gratificante e certo. E’ quella stessa dignità con cui un pittore guarda al quadro appena dipinto, quella con cui un musicista riascolta la musica che ha composto. La dignità del lavoro sta nel sapere di poter accendere un mutuo per l’acquisto della casa. Mutuo che nessuna banca accenderà mai ad un lavoratore precario. La dignità del lavoro, caro ex presidente Legacoop, sta proprio nella definizione di cooperativa “il fine e il fondamento dell’agire economico è il soddisfacimento dei bisogni della persona c’è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi di consumatori, lavoratori, agricoltori, operatori culturali”.

Precarizzando ancor più il mondo del lavoro, caro compagno Poletti, non raccontiamoci patetiche bugie, sarà più facile perderlo, il lavoro! Sarà ancor più facile e probabile la delocalizzazione della produzione.
Gli accordi infami di Pomigliano e le scelte industriali di Marchionne dovrebbero averle insegnato qualcosa.
La produttività non si aumenta relegando nella precarietà il lavoratore, ma investendo sulla sua professionalità, garantendo istruzione e solidità economica ai suoi figli che oggi fuggono all’estero, investendo sulle nuove tecnologie per avere aziende sempre più efficienti e competitive.
Un’azienda che funziona si tiene ben stretti i suoi collaboratori, non ha alcun bisogno di contratti precari, non ha necessità di cooperative di comodo per sottopagarci e privarci dei fondamentali diritti alla dignità e alla felicità.

Non lo dimentichi compagno Ministro Presidente Legacoop, non dimentichi la dignità del lavoro “Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina più concretamente alla felicità sulla terra.” (Rita Levi Montalcini)

 

(immagine dal Web)