L’ombra dell’ISIS dietro il nuovo conflitto israelo-palestinese

Isis fighters, pictured on a militant website verified by AP.

 

di Vincenzo SODDU

Cosa c’è dietro il rapimento dei tre ragazzi israeliani da parte del fantomatico fronte Isis o le voci su una presunta alleanza tra questo e Hamas, che tanto ha allarmato Israele, sino a giustificare un intervento tanto crudo quanto violento come quello scatenato in questi giorni a Gaza?

Quando Bashar al-Assad arrivò in Siria, dopo la morte dell’anziano padre, in molti ritenevano che sarebbe stato manovrato dai vecchi collaboratori del Regime, e questo nonostante le rapide promesse di riforme politiche ed economiche del giovane ex-oftalmologo proveniente da Londra.

L’ambiguità del giovane delfino del fondatore dello Stato siriano crebbe in seguito all’alleanza di Bashar con Saddam, ai tempi della Guerra del Golfo, e con la stessa condotta tenuta nei confronti del partito degli Hezbollah libanesi, mai controllati e anzi spesso aiutati nel portare avanti attentati terroristici contro Israele.

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L’arca di Gaza. Una storia vera.

gazaark

di Vincenzo SODDU

In una guerra dove a essere colpita è soprattutto la popolazione civile, è fondamentale il ruolo delle Associazioni umanitarie.

Tante sono, nel caso di Gaza, le sigle che hanno sentito il bisogno di intervenire direttamente, con la loro presenza fisica, in un conflitto caratterizzato proprio dall’assenza dei Governi.

L’icona per eccellenza in questo campo è stato sicuramente Vittorio Arrigoni, vero e proprio Che moderno, che nel 2003 entrò a far parte dell’Organizzazione non Governativa International Solidarity Movement, e che nell’Agosto e nel Dicembre 2008 riuscì per ben due volte a superare la forza dei blocchi israeliani, sbarcando a Gaza e costituendo una spina nel fianco dell’informazione filo-sionista. Da allora si è iniziato a comprendere il significato del superamento del blocco marittimo, che Israele aveva imposto agli abitanti della Striscia, fuorviando i termini stabiliti dagli accordi di Oslo, soltanto allo scopo di incidere sull’economia e sullo stesso morale dei cittadini palestinesi.

Dopo le imprese di Arrigoni, la Freedom Flotilla aveva tentato anch’essa per ben due volte di forzare il blocco, e dopo la tragedia della Mavi Marmara aveva portato l’Estelle, nel 2012, prima della confisca e dell’arresto del suo equipaggio, a incontrare migliaia di persone in numerosi porti europei. Ecco, in ogni porto, Estelle ha in qualche modo rotto l’assedio.

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“Dio solo sa”, sotto il crudele assedio israelo-egiziano

myface

Only God knows” in Gaza, under cruel Israeli-Egyptian siege” di Shahd Abusalama del 25 Settembre 2013

Traduzione italiana per Essere Sinistra di Momo

Questo mio disegno mostra come mi sento: depressa, frustrata e con l’acqua alla gola, mentre aspetto che si apra la frontiera di Rafah.
Ho provato ripetutamente a scrivere della mia esperienza a Rafah, al confine con l’Egitto, dove migliaia di abitanti di Gaza sono rimasti bloccati. Ma appena inizio un grande, profondo sospiro mi invade e, poco dopo, mi sento paralizzata e finisco per stracciare la bozza. Non è mai stato tanto difficile per me scrivere di un’esperienza personale. Non ci sono parole per rendere tutta la sofferenza e il dolore che il nostro popolo affronta a Gaza, sotto questo soffocante, disumano assedio israelo-egiziano.
Mentre scrivo, dovrei essere da qualche parte nel cielo, sopra le nuvole, in volo per Istanbul per iniziare i miei studi universitari. Ma non ce l’ho fatta a prendere l’aereo, perché sono ancora qui intrappolata nella Striscia di Gaza sotto assedio, seduta al buio durante le interruzioni di corrente causate dalla penuria di carburante, e cerco di spremermi le meningi per farne uscire i pensieri prima che la batteria del mio laptop si esaurisca.
Per quanto io sia affezionata alla mia città, dove sono nata e ho trascorso tutti e 22 gli anni della mia vita, ogni giorno che passo in questa trappola mi fa detestare la vita a Gaza City. Ogni giorno provo un desiderio sempre più disperato di liberarmi e uscire da questa grande prigione all’aria aperta. E ogni giorno diminuisce la mia capacità di sopportare questa escalation di ingiustizie, torture, brutalità e umiliazioni.

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La terra degli aranci tristi

Free-Palestine

 

di Vincenzo SODDU

[Vincenzo SODDU è nato a Cagliari più di cinquant’anni fa. Da più di venticinque insegna materie letterarie nei licei cittadini. Da tre gestisce il blog http://libriedintorniblog.com/
Da due è apparso Eros in Sardegna, dove collabora con Giuseppe Pusceddu e Gianni Stocchino.
Lo scorso anno è uscito per Caracò il suo primo romanzo, La neve a Gaza. Ha in preparazione un nuovo numero della rivista Mieleamaro, Bacco in Sardegna, sempre con Giuseppe Pusceddu, Gianni Stocchino e Germano Orrù. Ha appena terminato un diario-romanzo sulla scuola.]

Era il 15 agosto del 2005 quando con l’ammainabandiera israeliana voluta a Gaza da Sharon e la conseguente evacuazione dei coloni dalla Striscia, il mondo per un istante si era illuso che Israele volesse cominciare a rispettare le risoluzioni firmate dodici anni prima a Oslo da Rabin e Arafat.

Fu necessario, invece, soltanto un anno per rendersi conto che quell’operazione voluta dal fiancheggiatore dei massacratori di Sabra e Chatila non era stata altro che un’enorme trappola studiata dal Falco sionista per trasformare quella che una volta era la Terra degli aranci, descritta magistralmente in una raccolta di racconti da Ghassan Kanafani, in una vera e propria prigione a cielo aperto… le restrizioni sulla pesca entro cinque miglia dalla costa, il divieto di superare la linea di confine con Israele e le alterne vicissitudini legate all’apertura del valico di Rafah con l’Egitto, unica porta all’ingresso di merci e uomini nel territorio palestinese, sono diventate con i mesi odiose realtà con cui convivere.
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