I bambini ci guardano

bimbi

di Ivana FABRIS

In questo ultimo periodo molti sipari si stanno alzando lasciando definitivamente intravvedere la realtà. Una realtà ormai completamente nuda. E cruda.
Crudo è guardare il treno ungherese, quel treno carico di dolore, di disperazione, di umiliazione di povere genti, brutalizzate dalla civile e moderna Europa che ancora una volta si è macchiata le mani di un crimine contro l’Umanità.

Umanità, che bellissima parola…
Una parola che in sè racchiude un mondo di immagini e di sensazioni calde e pacificanti, rassicuranti e luminose se pensiamo ad essa come al sentimento che dovrebbe connotare i popoli della Terra, tutti, senza distinzione di pelle, di religione di sesso e di censo.
Una parola che dovrebbe evocare esclusivamente sentimenti di dolcezza, di solidarietà e di affettività perchè racconta la fratellanza, quando la riferiamo al genere umano.

Eppure il tempo che viviamo ha svilito tutto il suo senso più alto e nobile.
Siamo sempre più isolati, sempre più guardinghi e sempre più afflitti da comportamenti che sfiorano la patologia quando addirittura non la esplicitano completamente.
L’anaffettività ci circonda e impregna sempre più ogni fascia sociale. Il conflitto non è più tra classe borghese e classe lavoratrice ma soprattutto tra tutti i ceti che costituiscono la società partendo dalla base della piramide, spesso solo per invidia e per una competitività mutuata, come comportamento, dalle classi più agiate.
Il solidarismo è quasi sparito persino nelle classi meno abbienti che lottano fra loro per avere un frammento in più di vivibilità ed è sgomitato di lato dal familismo amorale che permea con pervicacia quei ceti che ancora pensano di essersi salvati da soli.
E, l’unica verità, è che nessuno si è salvato da solo, unicamente siamo tutti più soli.

Continua a leggere

Expo 2015. Uno sguardo dietro le apparenze

expo1

di Salvatore VIVENZIO

Per l’Expo 2015 di Milano le Nazioni Unite hanno deciso di scegliere un tema che sta a cuore all’intero pianeta Terra: l’alimentazione. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

Questo è il motto sul quale è stato costruito l’Expo, ma alla base di questo evento abbiamo molto altro.

Ingrediente numero uno: ipocrisia. Perché come possiamo vedere negli svariati servizi riguardo la Fiera di Milano, all’Expo viene buttato più cibo di quanto non se ne consumi. Ogni sera grossi camion vanno a ritirare quintali di cibo in sacchette per i rifiuti. Così nutriamo il pianeta, buttando cibo per il quale un bambino nigeriano o palestinese ucciderebbe. Allora sorge spontanea la domanda, quale parte del pianeta stiamo nutrendo? Non è forse sempre la stessa, quella di McDonald e Coca Cola, sponsor ufficiali dell’Expo, e di altre multinazionali che si arricchiscono e ingrassano alle spalle di poveri e malfamati? Non stiamo forse nutrendo chi uccide questo pianeta? Continua l’ostentazione del lusso, con pranzi da centinaia di euro, con personaggi illustri che si muovono accompagnati da escort e scorte.

Ingrediente numero due: cemento. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Suona bene, però perché per realizzare Expo sono stati utilizzati 110 ettari di terreni agricoli? Alcuni di questi sono stati espropriati da contadini, che su quei terreni lavoravano. Questo vi sembra il modo di nutrire il pianeta? Sapete quanto è grande l’Expo? Si tratta di 1,7 milioni di metri quadrati di cemento. Ingrediente numero tre : corruzione. Perché senza prenderci in giro, noi Italiani siamo i maestri delle mazzette, degli affari con la mafia, della corruzione in generale. Decine di arresti, sia a “destra” che a “sinistra”, tangenti da 40 mila euro, affari con la ‘ndrangheta . A tutti in Italia piace “mangiare” e così invece di nutrire il pianeta, nutriamo quei politicanti da quattro soldi che da venti anni ci mettono le mani in tasca senza ritegno.

Ingrediente numero tre: apparenza. Ovviamente deve apparire tutto fantastico, luminescente, giusto ed equo. Allora è nella norma che nazioni come la Thailandia, l’Angola ed il Vietnam posseggano strutture a tre piani, dotate di tecnologie e display da migliaia di euro mentre la loro gente, in patria, muore di fame.
Ma all’Expo 2015 conta solo ciò che si vede e non ciò che c’è dietro, quindi siate felici e sorridenti.

Continua a leggere

Un solo obiettivo comune: la pace

abumazenpapa

di Luca SOLDI

Bastano le parole del Patriarca di Gerusalemme, Fouad Twal, a spiegare la portata di quello che avverrà domenica in San Pietro?

Sicuramente occorre leggerle con attenzione per la portata storica di quello che avverrà sotto gli occhi del mondo e non solo per la cerimonia, per la figura delle due donne palestinesi e di quello che hanno rappresentato in quella terra martoriata:

«Nel bel mezzo delle difficoltà che viviamo, la proclamazione di due sante della Palestina è un evento spirituale molto importante per gli abitanti della Terra Santa. Rappresentano una nuova luce per il nostro cammino. Si parla spesso di Terra Santa come di una terra devastata dalla violenza e dalle divisioni, con una conseguente distorsione della sua immagine. Sono proprio le due sante a restituire a questa terra il suo vero volto, mostrando che la santità è possibile anche nelle situazioni più difficili».

Quello che avverrà, alla presenza di Papa Francesco, sarà canonizzazione di due beate della Terra Santa: suor Maria Alfonsina Danil Ghattas, religiosa, fondatrice della Congregazione delle suore del Rosario di Gerusalemme e Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, monaca professa dell’Ordine dei Carmelitani scalzi, fondatrice del Carmelo di Betlemme.

La canonizzazione avverrà domenica 17 maggio in piazza San Pietro a Roma, ancora una volta centro del mondo e riguarderà anche una religiosa italiana e una francese.

Alla cerimonia sarà presente anche il Presidente palestinese, Mahmoud Abbas Abu Mazen, che con la sua partecipazione alla liturgia per la canonizzazione dimostrerà che quell’evento riguarda e interessa tutti.

Alla vigilia di questo storico passaggio per la Chiesa del mondo, i riflettori sono soprattutto puntati verso tutto quello che ruota intorno agli incontri a margine fra Abu Mazen e Papa Francesco e le delegazioni.

Infatti sono in corso le ultime frenetiche consultazioni per concludere tutto un lungo lavoro preliminare su un concordato che apre una nuova pagina nei rapporti ufficiali e traccia un solco per il riconoscimento internazionale dei due Stati.

Un intenso lavoro diplomatico che porterà, nel proseguo della settimana, alla firma del riconoscimento fra due Stati – Il Vaticano e la Palestina – e due mondi che per troppo tempo sono sempre stati percepiti agli antipodi della concezione della vita e della stessa morale sociale e religiosa.

Alimentando diffidenze, odio, barricate di ogni genere nel seme che poi e’ sfociato in guerre senza fine di cui si perde la radice nella notte dei tempi.

Continua a leggere

Un anno insieme

saluto

La Redazione

Cominciammo a scriverci e leggerci su questo blog un anno fa.
Sì, avete letto bene.
Questo è un blog dove siamo tutti noi a parlare, voi che ci leggete, e ci mandate le vostre impressioni, i commenti, che vivete e volete una sinistra italiana degna di esserlo e di rappresentarci, e noi che pubblichiamo i vostri e i nostri pensieri, i progetti, le invettive, la rabbia, la volontà di esistere nella società e nelle istituzioni. Siamo lì, dall’altra parte dello schermo, insieme.

E’ uno stare insieme che è cresciuto in questo anno e vogliamo pensare che sia un modo di essere sinistra e di fare politica.

Se hai cose da dire e proporre, sei il benvenuto. Se vuoi difendere il tuo guru, a cui appartieni, ci sono altri blog e luoghi adatti a te.

Non abbiamo mai pensato che si possa creare una sinistra in Italia partendo dai nomi, ma da quello che c’è da fare. E, per fare bene, bisogna riconoscersi, prima.
Sapere che vogliamo la pace in Medio Oriente e quindi ci devono essere due Stati sovrani: che si chiamano, già da ora, Israele e Palestina. Che vogliamo un’azione politica contro il terrorismo, e non guerre che uccidono solo i popoli e creano ancora maggiore odio. E poi credere di poter realizzare un’Europa diversa. Quella della moneta, poiché è basata solo sulla sovranità bancaria, è fallita.
Vogliamo che le Chiese, tutte, abbiano il diritto di parlare ai loro fedeli, ma non quello di intromettersi nella politica e negli affari dei cittadini.

Continua a leggere

Far leggere Pirandello ad un palestinese

gazabombing

Signora Ponza: Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.
(Guarderà attraverso il velo, tutti, per un istante; e si ritirerà. In silenzio).

Laudisi: Ed ecco, o signori, come parla la verità
(Volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria).
Siete contenti?
(Scoppierà a ridere).
Ah! ah! ah! ah!
(Così è, se vi pare. L. Pirandello 1925)

di Massimo RIBAUDO

Non so come potremo giustificarci, questa volta. Il titolo dei giornali – se usassimo le categorie del 1440, quasi 1500 -, dovrebbe essere “cattolici ed ebrei impediscono ogni processo di pace coi Mori”. Ma noi crediamo – ci pare – di non vivere più quei tempi lì.

Si trattava di prendere un impegno formale e simbolico. Riconoscere lo Stato palestinese per rendere il processo di pace con Israele un elemento non più prorogabile e porre le due entità statali sullo stesso piano giuridico, con una pressione verso il governo israeliano ad ammettere il riconoscimento ed eliminando uno dei maggiori impedimenti – certo, non il solo – ad una neutralizzazione del conflitto.

Continua a leggere

Fermiamoli!

ucraina-06

 

di Giuseppe CARELLA

Sì, fermiamoli davvero.
I nuovi criminali di guerra, gli Obama, i Putin, le Merkel e anche i Renzi. Per quel poco che conta lui nello scenario internazionale.
E fermiamo tutti gli altri, che in zone diverse del pianeta, inscenano guerre ad uso e consumo di pochi, non certo delle migliaia di vittime, uomini, donne, bambini, bianchi, negri, gialli, cristiani, musulmani, sciiti, atei che ci rimettono la loro unica esistenza.

Fermiamo gli imbecilli. Fermiamo gli imbecilli che sostengono anche solo con un commento le azioni criminali. Non importa se a favore degli uni o degli altri, qualunque posizione assuma a favore della guerra rimane un imbecille. Perché non ha ancora compreso l’unica verità: ogni guerra, da sempre, nasconde solo l’avidità di pochi. Continua a leggere

Non ci sono più parole

gaza-pescatroi

di Vincenzo SODDU

Quando si parte per andar via, per abbandonare le proprie case condannate alla minaccia di una bomba che le possa in qualsiasi momento distruggere, in un istante, quando per anni si è sudato per costruirle, per viverci, non per morirci, non ci sono più parole.

Quando si parte per non tornare più, c’è soltanto tristezza, una sottile, inossidabile tristezza.
Non era mai successo. Almeno a Gaza.

Le chiamano barche della morte.

Di già. Come se la morte non avesse già messo da troppo tempo radici in quel luogo della terra degli aranci tristi.
Le barche della morte. Come se fuggire dalla morte significasse ficcarsi in un’altra morte.

Assurdo.
Continua a leggere

Perché la tregua apra un processo di pace

 

gazatregua

di Andrea RANIERI

[Già Segretario regionale della CGIL Liguria, Senatore della Repubblica Italiana e poi assessore alla cultura, università e sviluppo dei saperi del Comune di Genova, oggi membro della direzione nazionale del Partito Democratico. Lo ringraziamo per aver accolto la nostra richiesta di pubblicazione della sua nota del 27 agosto 2014. Una nota di costruzione e speranza di pace]

La proposta che Abu Mazen ha rivolto a tutte le fazioni palestinesi per aprire una trattativa che porti alla pace duratura tra israeliani e palestinesi, può fare della tregua a Gaza il punto di partenza per un percorso davvero nuovo. A nome di tutti i palestinesi si parla di un reciproco riconoscimento fra Israele e Palestina, e di una trattativa per fissare i confini fra i due Stati.
La base di partenza non possono che essere i confini del ’67, quelli antecedenti la guerra dei sei giorni, e che sono il punto di partenza riconosciuto dalla stessa Unione Europea, e ribadito dall’allora Presidente del Consiglio Italiano Mario Monti durante la sua visita a Israele nel 2012. Ciò implica affrontare le questioni che Israele non ha mai voluto mettere sul tavolo della trattativa.

Continua a leggere

Israele e Palestina. Uscire dal vicolo cieco integrazione-ribellione

Perez-AbuMazen

di Gianni MARCHETTO

Devo dire che queste riflessioni mi vengono un po’ così, consapevole che non sono il frutto di una competenza specifica o di particolari conoscenze. Sono quindi degli approfondimenti personali che muovono da un particolare assunto: nell’epoca attuale il liberismo dominante ha prodotto una regressione della coscienza nelle masse diseredate sia nell’Occidente e maggiormente nei paesi del “terzo mondo”, e in particolare nei paesi del Medio Oriente. Ma, in parte, questa regressione riguarda anche la coscienza delle classi al potere: tutte dedite a “farsi ricco in fretta” e non più con una visione generale di egemonia sulla società.

La mia conoscenza della questione ebraica (e di Israele) trae origine dalla conoscenza con alcuni compagni di origine ebrea di Torino: Bruno Fernex, Silvio Ortona, Giorgina Arian Levi, più una serie di altri di cui non ricordo il nome. A Torino la comunità ebraica aveva dato parecchi quadri al PCI, provenienti dalla Resistenza e dalla lotta partigiana.

Di loro ricordo le loro esperienze e racconti sulla persecuzione, sui campi di stermino nazisti. Silvio Ortona mi raccontava delle esperienze di matrice socialista del movimento dei Kibbutz in Israele. Tutte cose che mi facevano sentire una autentica simpatia per il popolo di Israele.
Dei Palestinesi ebbi la loro conoscenza con il compagno che in Italia rappresentava l’OLP. E attraverso lui avevo conosciuto una popolazione molto progredita e sostanzialmente laica.

Continua a leggere

L’Edicola di Essere Sinistra del 3 agosto 2014

www esseblog it 2014-08-03 17-35-37

Caro compagno Gramsci, di Mattia Milani

 

La boutique degli schiavi, di Paola Mirenda

 

screenshot-www reset it 2014-08-03 17-37-14

Gli effetti del pluralismo culturale sulla cittadinanza e sulla politica, di Michael Walzer

 

screenshot-gilioli blogautore espresso repubblica it 2014-08-03 17-39-19

La Diaspora. La classe operaia va in movimento, di Alessandro Gilioli

 

screenshot-www giovanicomunisti it 2014-08-03 17-41-03

 

La Sinistra Europea con la Palestina, di Redazione Giovani Comunisti

 

screenshot-www spaziodemocraticomaglie it 2014-08-03 18-13-52

Intervista a Enrico Deaglio, di Sergio Telaroli