La terra degli aranci tristi

Free-Palestine

 

di Vincenzo SODDU

[Vincenzo SODDU è nato a Cagliari più di cinquant’anni fa. Da più di venticinque insegna materie letterarie nei licei cittadini. Da tre gestisce il blog http://libriedintorniblog.com/
Da due è apparso Eros in Sardegna, dove collabora con Giuseppe Pusceddu e Gianni Stocchino.
Lo scorso anno è uscito per Caracò il suo primo romanzo, La neve a Gaza. Ha in preparazione un nuovo numero della rivista Mieleamaro, Bacco in Sardegna, sempre con Giuseppe Pusceddu, Gianni Stocchino e Germano Orrù. Ha appena terminato un diario-romanzo sulla scuola.]

Era il 15 agosto del 2005 quando con l’ammainabandiera israeliana voluta a Gaza da Sharon e la conseguente evacuazione dei coloni dalla Striscia, il mondo per un istante si era illuso che Israele volesse cominciare a rispettare le risoluzioni firmate dodici anni prima a Oslo da Rabin e Arafat.

Fu necessario, invece, soltanto un anno per rendersi conto che quell’operazione voluta dal fiancheggiatore dei massacratori di Sabra e Chatila non era stata altro che un’enorme trappola studiata dal Falco sionista per trasformare quella che una volta era la Terra degli aranci, descritta magistralmente in una raccolta di racconti da Ghassan Kanafani, in una vera e propria prigione a cielo aperto… le restrizioni sulla pesca entro cinque miglia dalla costa, il divieto di superare la linea di confine con Israele e le alterne vicissitudini legate all’apertura del valico di Rafah con l’Egitto, unica porta all’ingresso di merci e uomini nel territorio palestinese, sono diventate con i mesi odiose realtà con cui convivere.

La vittoria di Hamas, in seguito a libere elezioni indette nel 2006, ha poi creato un solco incolmabile con l’altra formazione politica uscita sconfitta soltanto d’un soffio, quella Fatah legata strettamente ai destini dell’ANP di Arafat (ricordiamo che mentre i voti di Fatah erano concentrati nei cosiddetti Territori palestinesi occupati, quelli di Hamas erano stati espressi nella quasi totalità proprio dalla popolazione residente a Gaza), ed in seguito riacceso le ostilità con Israele.

E qui prende corpo il primo dei paradossi creati proprio dall’atteggiamento ambiguo dello Stato ebraico, quello di isolare gli avversari in uno stato di inferiorità coatta, su cui intervenire ogni volta che la Storia gliene avesse dato la possibilità (qualcuno si ricorda di Sparta e dell’eterna guerra creata artificialmente dai cittadini spartani contro gli schiavi dei territori conquistati, i cosiddetti iloti?). I cittadini gazawi, obbligati ad una esistenza priva di prospettive di libertà, sceglievano convintamente la strada islamica alla lotta armata…

Soltanto qualche mese dopo Israele coglieva l’occasione per portare avanti alcuni cosiddetti assassinii mirati contro esponenti di Hamas, giudicati particolarmente pericolosi per la sua sicurezza, provocando come ritorsione il lancio dei primi razzi Qassam e l’inizio di uno stato ininterrotto di guerra che culminò con le Operazioni Inverno caldo e soprattutto Piombo fuso, in cui morirono oltre mille civili gazawi vittime della convinzione israeliana che Hamas posizionasse le rampe di lancio dei missili in prossimità di scuole, abitazioni civili, ospedali e sedi televisive. Il permanere di uno stato di guerra continua, anche dopo la firma dell’armistizio il 15 gennaio del 2009, ha fatto sì che la situazione non subisse margini di miglioramento, dato anche l’inasprirsi da parte israeliana di una condizione di blocco economico ai danni della Striscia.

Così, cinque anni dopo, l’omicidio dei tre ragazzi israeliani ha soltanto apparentemente alterato una situazione che era già di guerra latente, considerando anche il fatto che il rapimento sarebbe avvenuto nei territori occupati della cosiddetta Cisgiordania. Detto ciò appare secondario stabilire responsabilità precise sul rapimento dei tre ragazzi israeliani, fermo restando che la responsabilità rimane certamente circoscritta alle milizie dell’Isis (costola salafita che ha deciso la stessa eliminazione di Arrigoni nel 2011), ma il problema non cambia: Hamas e Salafiti sono conseguenze inevitabili della sistematica distruzione della credibilità dell’ANP da parte di Israele a cominciare proprio dagli stessi accordi di Oslo.

E qui giocano un ruolo fondamentale anche le responsabilità della politica italiana e della Sinistra in particolare. L’essere rimasti legati alla figura iconica di Arafat, quando già questa aveva perso ogni credito in patria, non aver creduto nella forza autonoma della popolazione palestinese ad autodeterminarsi, l’aver perseguito più una politica di garanzia dei profughi in Libano che dei residenti a Gaza, ha rafforzato in Israele la convinzione di non avere più voci dissidenti nella Comunità internazionale, nemmeno quell’Italia così fieramente critica negli anni precedenti, e l’ha confermato nel diritto ormai irrinunciabile di una guerra santa al contrario…

In questo scenario irrigidito potrà qualcosa la visita in Medio Oriente il prossimo 15 luglio di una Ministra inesperta e accondiscendente come è la nostra Mogherini?

 

(foto dal web)

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