di Vincenzo G. PALIOTTI
In questi giorni ho tentato di scrivere qualcosa sul razzismo crescente, sul rigurgito fascista che il nostro Paese sta vivendo, sull’omofobia dilagante e mi sono reso conto che l’impresa non è certamente facile perché, il fascismo, con tutto il resto appresso, non è per lo più un movimento politico, è una patologia di massa, come la definì Wilhelm Reich, il famoso psicoanalista allievo di Freud in “Psicopatologia di massa del fascismo”.
Tutto ciò che non tollera, tutto ciò che non ammette opinione diversa dalla propria, tutto ciò che è certezza, ma senza la fatica dello studio, della controanalisi, del dialogo, tutto ciò che è ricerca di una sicurezza posticcia alle proprie paure e alle proprie nevrosi da addebitare a un nemico, può essere inquadrato appunto nel fascismo.
Bisognerebbe quindi analizzare ogni genere di comportamento per poi determinare chi si può definire fascista.
Tralascio la violenza che è peculiare dei loro gruppi organizzati, che il ministro degli interni “tollera” in contrasto con la legge n. 645/1952 che “sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma,la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.
È vietata perciò la ricostruzione del PNF e del Partito dei Nazionalsocialisti (ossia quello nazista). Ogni tipo di apologia è punibile con un arresto dai 18 mesi ai 4 anni“.
Tra l’altro questo tipo di fascismo è riconoscibile quindi in teoria più “controllabile” ed emarginabile, naturalmente se lo si vuole fare.
Quello che fa più paura è quello, appunto patologico, dell’uomo della strada, delle masse che incitate dai nuovi fascisti – con propaganda subdola ampiamente gonfiata dai media – a pratiche antidemocratiche e contrarie alla libertà di agire, anche senza saperlo, abbracciano questa ideologia e con le loro considerazioni trascinano chi non è in grado di capire dove arriva il ragionamento cadendo quasi sempre nel luogo comune, fascista, e nel qualunquismo, fascista.