di Nello BALZANO
I ricchi sono pochi, ma contano. In questo periodo di vacanze loro non vanno nei posti esclusivi (che, appunto, escludono) per ostentare, ma per non mischiarsi con i “poveri”.
Quello che fanno non è poi tanto diverso da ciò che si potrebbe fare in un altro posto alla portata di molti, ma è riservato solo ad essi. I ricchi non si fanno la guerra tra di loro, ma riescono sempre a trovare l’unità di intenti. Loro non hanno il problema da che parte stare, scelgono sempre la parte giusta, quella che tutela i loro privilegi.
Non hanno bisogno di tessere, ma basta partecipare ad una cena di finanziamento da 1000 euro. Non invocano le “ruspe”, te le comprano, perché le possa guidare tu: loro le mani non se le sporcano. Non è un problema se il cammello passa dalla cruna dell’ago e il ricco no perché sanno che a dirglielo è chi vive in un attico da 800 metri quadrati nel centro di Roma e non si riferisce a loro, ma a chi sogna di diventare come loro.
Non si informano, ma passano le notizie ai poveri, perché possano distogliersi dal problema che rappresentano i ricchi – la concentrazione delle risorse in poche mani – e concentrarsi meglio sulla guerra tra poveri, dichiarata dai ricchi.
Leggevo un commento sotto un articolo di economia, che spiegava la situazione di crisi che si sta vivendo. Il tono era più o meno il seguente: la crisi non è altro che un riportare la realtà indietro di 70 anni, quando le masse dovevano solo lavorare e non concedersi nulla, chi oggi si lamenta sbaglia perché certi stili di vita non si adattavano a determinati classi sociali.