Basta!

kobane

di Ivana FABRIS

Non riesco a non pensare a lui.
Non faccio che chiedermi se avrà sofferto, se si sarà reso conto, se avrà avuto paura.
Sì, parlo di Aylan, la cui immagine ha devastato tutti quelli che ancora provano una morsa dentro ogni volta che pensano alla disperazione del popolo siriano come a quella del popolo palestinese e a quella di ogni popolo che soffre una guerra che non ha voluto.

La guerra…non possiamo nemmeno pensarci senza provare angoscia, se non addirittura terrore.
Eppure siamo al sicuro, ci sentiamo fortunati ma il più delle volte non comprendiamo che non si possa volgere altrove lo sguardo e tirare un sospiro di sollievo solo perchè non ci investe direttamente il fatto che, in paesi lontani, vite umane si spezzano come fossero matite di carta che qualcuno accartoccia con ferocia tra le dita.

Abbiamo paura di renderci conto che nessuno è salvo, che nessuno si salva da solo.
Qualcuno si illude che sia così, qualcun altro addirittura gioisce di queste morti e su questi non entro nel merito, non sono neanche degni di avere la mia rabbia, posso solo compiangere la loro sconfitta, il loro assoluto fallimento come esseri umani.

No, a me importa riflettere su chi, tra noi, ancora prova dolore per quei bambini morti ma poi recita una parte, poi finge con se stesso che tanto non gli sta succedendo in prima persona, che tanto non può nulla contro tutto questo orrore.
Non siamo mostri e quelle immagini e quelle informazioni comunque dentro lavorano e la coscienza, la civiltà che diciamo di aver acquisito insieme a quel po’ di sensibilità e di empatia che ancora residuano, ci portano inevitabilmente a sentirci colpevoli.
Non di rimanere vivi, non di essere fortunati a non vivere in paesi che vedono fame, miseria, dolore e morte.
Ci sentiamo colpevoli di non reagire.

In giro per la rete si legge un po’ ovunque un moto di dolore collettivo per l’immagine del corpicino di Aylan riverso sull’arenile.
Sembrerebbe dormire come tutti i bambini della sua età, a pancia in giù, sereno.
Ma basta un attimo e gli occhi corrono all’acqua che lambisce il suo corpo e alla sabbia bagnata che sporca il suo faccino.
Ed è a quel punto che l’orrore allaga la mente.
Un orrore senza confini che in un attimo si tramuta in dolore, in una sorda disperazione.

Ed è a quel punto che il senso di impotenza si fa spazio, perchè è a quel punto che ognuno di noi, capisce che non abbiamo la capacità di raccogliere tutto il dolore collettivo e per farne uno strumento che possa gridare un BASTA! da ogni paese del mondo.

Così, il vuoto si appalesa nella mente.
Un istante di vuoto in cui molti sentono di avere il dovere di gridare quella semplice parola e la gridano, ma non contro quei governi che stanno provocando le migrazioni di questi popoli ormai alla disperazione assoluta, non contro chi foraggia l’ISIS, non contro chi genera morte a danno di un’umanità fatta di migliaia e migliaia di bimbi come Aylan.
Non la gridano contro l’ONU che si prende tutto il tempo che le comoda per porre fine ad un genocidio, non contro la UE che non solo finge che il problema non la riguardi ma che addirittura attraverso alcuni dei suoi paesi appartenenti, fa affari con i signori della guerra vendendo loro armi e soprattutto non lo gridano contro il capitalismo che col suo imperialismo sta trascinando milioni di innocenti verso una fine atroce.
No. La gridano, invece, contro chi mostra la foto di Aylan.

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La Primavera di Atene – 2. La medicina tossica

bank-of-greece

di Yanis VAROUFAKIS

[La seconda parte della traduzione del discorso di Yanis Varoufakis alla Festa della Rosa di Frangy-en-Bresse. La prima parte è stata pubblicata qui]

La medicina tossica

Molti di voi si chiederanno, a ragione: ma perché i creditori impongono condizioni alla Grecia che riducono la capacità della Grecia di ripagare il proprio debito agli stessi creditori? Perché i creditori chiedono al governo greco di fare cose che impediscono che le vere riforme vengano attuate? Le riforme che renderebbero la Grecia in una posizione migliore in Europa? Non potrebbe essere che la Troika stia semplicemente cercando di fare in modo che i greci prendano una medicina amara ma necessaria? E che i greci non vogliano prendere la medicina? Non vogliamo fare il nostro dovere, come direbbe la signora Merkel?

Queste sono questioni cruciali. Esse sono di fondamentale importanza per voi, per il popolo francese. Perché? Perché se noi greci siamo i responsabili dei nostri stessi problemi, e se è vero che siamo viziati, pigri, che rifiutano di fare il nostro dovere e prendere la loro amara medicina, allora non avete nulla da temere. Vi consiglio di non perdere altro tempo ad ascoltare persone come me.

Ma, se non è così, se la medicina che ci viene chiesto di prendere più e più volte è velenosa, se abbiamo fatto il nostro compito ma l’insegnante non ha nemmeno voglia di leggerlo, poi quello che succede in posti come la Grecia non ha nulla a che fare con la Grecia. Si tratta allora della politica d’Europa, in particolare riguardo la Francia.

Quindi, permettetemi di essere chiaro su questo: la medicina non è solo amara. È tossica. Un medico che consigliasse una simile medicina mortale ad un paziente sarebbe stato arrestato e radiato dall’associazione medica. Ma nell’Eurogruppo, il fatto che la medicina sta uccidendo il paziente è visto come la prova che la stessa medicina è necessaria. Che la dose deve essere aumentata!

Per cinque anni il programma di austerità della troika ha creato la più lunga e profonda recessione nella storia. Abbiamo perso un terzo del nostro reddito collettivo. La disoccupazione è passata dal 10% al 30% in un paese dove solo il 9% dei disoccupati ha ricevuto l’indennità di disoccupazione. La povertà ha inghiottito 2 dei nostri 10 milioni di popolazione. E non è mai andato in un altro modo.

Nel 2010 lo Stato greco è fallito. Il nostro stato non poteva pagare i suoi debiti verso i francesi e le banche tedesche. Allora, che cosa ha deciso l’Europa di fare? Ha deciso di dare allo Stato greco in bancarotta il più grande prestito della storia, alle condizioni di austerità che hanno ridotto il reddito tra il vecchio e il nuovo piano, in modo enorme, così che i prestiti potranno essere ripagati. Dopo dieci anni si può dire che il fallimento non si può eliminare attraverso ulteriori prestiti, basati sulla condizione che il tuo reddito diminuisca.

L’austerità fa in modo che il reddito diminuisca mentre i debiti crescono. Più debito, sotto forma di nuovi prestiti di salvataggio, a condizione di ancora più austerità che fa diminuire il reddito, porta con precisione matematica ad una catastrofe.

Tutti sapevano questo. Allora, perché l’Europa lo ha fatto? Perché l’obiettivo non era certo quello del salvataggio della Grecia, o dell’Irlanda, o del Portogallo, o della Spagna! L’obiettivo restava quello del salvataggio di Deutsche Bank, BNP Paribas, Finanz Bank, Societé Generale, le banche tedesche e francesi con i soldi dei contribuenti e mettere tutto il peso sui più deboli tra gli europei, causando una crisi umanitaria in Grecia e una lenta crisi che brucia in Francia.

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