Il Presidente Orfini ha risposto

lettera aperta
Quest’oggi il Presidente del Partito Democratico, On. Matteo Orfini, ha cortesemente risposto alla nostra lettera aperta dalla sua pagina Facebook.
Pur apprezzando la disponibilità dimostrataci, riteniamo la sua risposta inadeguata ed evasiva.
Abbiamo interagito col Presidente sulla sua pagina e vi postiamo lo scambio di commenti.
Per chi volesse, qui il link per poter intervenire nella discussione sulla pagina Facebook -che è pubblica- del Presidente Orfini.

***

Matteo ORFINI: Nell’intervista a cui fate riferimento mi si chiedeva se noi “proporzionalisti del pd” avremmo fatto sponda con il movimento 5 stelle e con la sua proposta di riforma della legge elettorale. A quella domanda ho risposto di no, perché non si poteva ricominciare da capo stravolgendo un testo che non è più “la proposta del pd”, ma una legge approvata da un ramo del parlamento. Proprio perché stiamo discutendo di una cosa seria, è indispensabile rispettare le istituzioni e le procedure della democrazia parlamentare. Se i grillini hanno cambiato idea e vogliono discutere, bene. Ma non possiamo buttare il lavoro di mesi solo perché si sono svegliati tardi. Questo sì sarebbe umiliare “passaggi intrisi di democrazia” come quelli parlamentari.
Non condivido la critica alla ricerca di un accordo con forza italia sulle riforme. Anche perché da subito il pd ha rivolto la richiesta di dialogo a tutte le opposizioni, fedele alla convinzione che le regole del gioco si debbano scrivere insieme. Forza italia si è subito resa disponibile, grillo no. Questa è la ragione per cui c’è stato l’incontro al nazareno.
Per quanto riguarda la mia elezione, sono stato votato da un’assemblea costituita da persone a loro volta elette da primarie. Persone libere che potevano votarmi o non votarmi. E verso le quali suggerirei di usare maggior rispetto.
Per quanto riguarda la democrazia interna al pd, no non credo vi sia un problema. Discutiamo di continuo, anche duramente. Ogni tanto siamo obbligati a decidere. In quei casi si sceglie a maggioranza, fermo restano il diritto costituzionalmente garantito a ogni parlamentare di comportarsi come ritiene nello svolgimento delle proprie funzioni. In un partito -almeno per come la vedo io- si discute, si da battaglia, ma se la si perde si rispetta disciplinatamente quanto deciso dalla maggioranza di quella comunità a cui si è volontariamente deciso di aderire. Io questa la chiamo democrazia. E non vedo bene quale possa essere l’alternativa.
Infine mi scuso per averci messo un po’ a rispondere, ma vi assicuro che le cose da fare sono assai superiori al tempo disponibile…

Noi abbiamo replicato così:

Giuseppe CARELLA: “A quella domanda ho risposto di no, perché non si poteva ricominciare da capo stravolgendo un testo che non è più “la proposta del Pd”, ma una legge approvata da un ramo del parlamento. “………. Scusa Presidente, (ti do del tu perchè potresti essermi figlio) Ma che significa? Se un ramo del parlamento vota una porcata bisogna portarla fino in fondo perchè siamo rispettosi delle istituzioni? E perchè ciurlare nel manico sull’incontro del Nazareno con Berlusconi definendolo come incontro tra PD e Forza Italia, mentre è stato solo un incontro tra due leader di partito  (uno dei due, dettaglio non trascurabile, pregiudicato) che si sono messi d’accordo fra di loro senza che nei rispettivi partiti (almeno nel PD) vi fosse stato uno straccio di discussione? Capisco tutto, ma arrampicarsi sugli specchi in modo così sfacciato non è esattamente una bella cosa. Poi magari in seguito potremo parlare di tante altre cose caruccie che questo PD sta facendo, come il regaluccio alle banche sull’anatocismo o il ripristino dell aimmunità parlamentare. Ma probabilmente si affermerà che è un errore e si correggerà nell’altro ramo del parlamento. Ma guarda un po’: e quando a votare sarà solo la Camera? E poi in questo caso l’errore lo si ammette, sulla legge elettorale no. Non ti pare sia tutto un pò strano? (P.S. per precisione: sono iscritto al PD e prima ancora al PCI-PDS-DS).

Massimo RIBAUDO: Presidente Orfini, nessuno mette in dubbio la correttezza di questo metodo per questioni di governo e di legislazione ordinaria. Anche se non è stato certo seguito dal Segretario e Presidente del Consiglio Renzi, il quale non sembra minimamente ascoltare e discutere – come qui ha fatto lei – le ragioni degli altri. Però continui a concederci il diritto di porre in discussione qualsivoglia disciplina di partito in relazione a questioni costituzionali. Sopratutto se imposte – senza margini di apertura al confronto – dal terzo Presidente del Consiglio il cui programma e la cui persona non è mai stata votata dagli elettori, e con il sostegno di un Parlamento eletto attraverso una legge incostituzionale. Democrazia è certamente rispetto delle decisioni delle maggioranza, ma, vorrei ricordarle, è anche, come ben sapeva il suo massimo teorico contemporaneo Robert. A. Dahl, rispetto dello Stato di diritto, rispetto delle minoranze e libera ed autonoma informazione (non certo le balle su Bruxelles che tutta la stampa italiana ha messo in prima pagina in questi giorni). Tutto deve essere contemplato. Altrimenti, non è più democrazia. Al limite, è plebiscito. Non credo voglia avvicinarsi a metodi plebiscitari sudamericani. Purtroppo, invece, con queste vostre modifiche imposte in modo autoritario, la strada ad essi sembra aperta.

Ivana FABRIS: Presidente Orfini, mi faccia capire, ma lei ci crede veramente a quello che ha scritto?
Perdoni se glielo chiedo ma rimango davvero basita a leggere frasi come “si sono svegliati tardi” e non capisco (mi domando) se lei sia davvero convinto, se creda in questa narrazione del correre e della fretta o se invece pensi che siamo davvero tutti scollegati dal ricordarci cosa significhino le parole democrazia e pluralismo, se pensi che la base del Pd ma anche quella fuori che ha sempre votato a sinistra prima di accorgersi che di sinistra il Pd non aveva più granchè e oggi non ha più rappresentanza politica nel Paese, possa essersi dimenticata tutta di cosa significhi fare politica in modo serio e credibile.
E’ dal 19 aprile 2013 che state prendendo in giro l’elettorato. Avete espresso ben TRE, dicasi TRE governi che nulla hanno a che vedere con il voto delle politiche dell’anno scorso e lei ci viene a parlare di svegliarsi tardi e di decidere a maggioranza?
Ma pensa realmente che non ci sia nessuno ad aver capito dove si voglia portare il paese e l’elettorato di sinistra con queste manovre?
Scusi, ma forse davvero ci prende per inetti o, peggio, stupidi.
La proposta di una legge elettorale seria e non pasticciata (ad arte come quella che volete imporci) c’era e c’era proprio dentro al Pd ma NESSUNO che sia NESSUNO, si è degnato di prenderla in considerazione.
Beh, sì, certo, era la proposta di una minoranza, mi rendo conto, ma se ben ricordo, in quello che era il mio partito, (il PCI) delle minoranze si teneva conto eccome e si discuteva fino a trovare una sintesi con le diverse anime.
Evidentemente il Pd è un partito molto meno democratico rispetto a quanto si definisca, perchè le minoranze o sono state fatte salire sul carro dell’A.D. (che è considerato pure azionista di maggioranza) o sono state schiacciate in un angolo.
Eh già, questo si chiama essere di sinistra.
Capisco, si vede che questa nuova era è stata geneticamente modificata in tutto, anche nella concezione di cosa significhi essere di sinistra, così come la intende il pregiudicato con cui vigono accordi ormai più che evidenti.
Ma sono io che ricordo male o i voti presi grazie ai quali sedete in Parlamento sono quelli ottenuti da Bersani che per tutta la campagna elettorale non ha fatto che dire, mai accordi con Berlusconi?
Bersani, dico, Bersani, ha presente, no?

Matteo ORFINI: la fonte di legittimazione di un governo è il parlamento, non il voto. Il fatto che gli ultimi tre governi siano nati in parlamento è pienamente costituzionale e legittimo. Sul resto evidentemente non siamo d’accordo. Ora scusate ma sono in commissione a discutete il provvedimento sulla cultura e devo staccare.

Ivana FABRISPresidente, si prenda tutto il tempo che le necessita, ci mancherebbe altro, noi non abbiamo fretta, è più di un anno che aspettiamo, quindi si immagini se non troviamo un altro po’ di pazienza.
In quanto a ciò che afferma qui, non discuto che formalmente lei abbia ragione ma mi permetta di dirle che quanto ha scritto è davvero la conferma che in questo Paese la democrazia è arrivata al suo fine corsa.
Si rilegga, cortesemente, perchè mi ha appena detto che della volontà degli elettori vi importa solo per ottenere uno scranno in Parlamento; mi ha appena detto che il nostro parere non conta nulla; mi ha appena detto che farete quel che deciderete di fare, a prescindere da quel che vorremmo noi.

Massimo RIBAUDO: Buon lavoro in Commissione, Presidente. Questa fa lei espressa è una doppia verità, per la quale quando si vota stiamo legittimando un programma (ce lo chiedete appositamente) ed un leader (e questo è un male) – e quando poi siete in Parlamento il nostro voto non conta più. Ripeto. E’ un concetto questo da lei espresso di democrazia plebiscitaria. Inoltre, va sempre ricordato come la legge elettorale – come anche quella che vuole Renzi – è incostituzionale. Non è che il virus di ventanni di berlusconismo ha ottenebrato anche le giovani menti del Left Wing?

Giuseppe CARELLA: Non voglio essere offensivo verso il mio Presidente, ma a scoprire l’acqua calda ci arrivo da solo. La lettera aperta pone dei problemi seri riguardo il PD, le sue politiche per il partito e per il Paese. Io mi auguro che da questa pagina riuscirai a trovare tempi e modi per avviare un confronto con iscritti ed elettori. Non basta dire che non siamo d’accordo, questo era evidente già da prima, altrimenti la lettera non avrebbe avuto granchè senso.

Andrea NOBILE: Onorevole Orfini, la ringrazio per aver risposto. Nel merito di quanto scrive sono a condividere sull’affermazione della legittimità di quanto avviene. Se ciò non fosse non avrebbe alcun senso una discussione politica. Ma ciò che è legittimo non è di conseguenza etico o politicamente opportuno. Ad esempio, una legge elettorale partorita in un incontro privato tra un pregiudicato per frode fiscale ed un segretario di partito non è illecita, ma disdicevole. Soprattutto se i due protagonisti si siano accordati tra loro prima di discuterne col loro partito e men che meno con i loro gruppi parlamentari. Tant’è che sia nel PD che in Forza Italia i malpancisti ci sono e non sono pochi. Questo accordo è stato votato in un ramo del parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale (rispetto delle istituzioni e delle procedure parlamentari, come dice lei). Tutto lecito, è vero, ma nei fatti Razzi e Scilipoti andranno a metter mano su ciò che scrissero Calamandrei e i padri costituenti. Quanto alla democrazia interna al PD, mi permetta, nutro qualche dubbio. Come lei dice “si discute di continuo, anche duramente. Ogni tanto siamo obbligati a decidere. In quei casi si sceglie a maggioranza”. Io aggiungo che ciò avviene fatto salvo 101 o più franchi tiratori che di fatto hanno completamente ribaltato la linea del partito che era stata decisa alle primarie e in segreteria.
Un’ultima cosa, dire che la fonte di legittimazione di un governo è il parlamento, non il voto, sarà anche lecito, ma con la sinistra che sbandiera le sue primarie ha poco a che fare
.

Celeste INGRAO: Io penso che Matteo Orfini, che è un politico accorto e non privo di ingegno, tante delle cose che quelli come noi gli rimproverano le sappia benissimo. Temo quindi che la discussione non tocchi il punto vero. Il punto è che Orfini a un certo punto ha ritenuto che la via da intraprendere fosse comunque quella di appoggiare Renzi, al di là dei contenuti da Renzi proposti e dei metodi da lui adottati. Continua a fare la sua rivista che civetta a sinistra, non risparmia le battutine per sottolineare la sua “diversità” (“sono l’unico proporzionalista”), si diverte con le magliette di Togliatti, ma sono ormai solo elementi di costruzione di un “personaggio”.
Io tendo, forse ingenuamente, a non pensare mai che le scelte politiche siano frutto di opportunismo personale e non lo penso quindi nemmeno in questo caso. Ci leggo però l’idea che in politica conti solo stare nei posti giusti, che solo stando vicino al potere si possano ottenere risultati, che la “manovra” sia la strada attraverso cui far passare le proprie idee. L’ombra dell’antico maestro D’Alema aleggia pesante.
Peccato: un altro giovane quadro che poteva essere e che non sarà.

 

 

(foto di Essere Sinistra)