L’Edicola di Essere Sinistra del 31 agosto 2014

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Serve un cambio radicale, di Barbara Spinelli

 

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I sette individui che hanno distrutto la Sinistra, di Massimo Allulli

 

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Per una democrazia che sappia fare politica estera, di Micheal Walzer

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La riforma costituzionale senza pace, di Giuseppe Civati

 

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Il gelato di Renzi. Ingredienti e controindicazioni, di Luigi Bruschi

 

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Scusate, ma che fine ha fatto la lista Tsipras?, di Matteo Pucciarelli

Precarietà e art. 18. I termini reali della questione.

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di Gianni MARCHETTO

Personalmente, vengo da aziende di operai di mestiere (FIAT COMAU). Quando vi lavoravo avevo notato che ogni tanto qualcuno andava in Direzione per dare le dimissioni. Una parte di questi operai (e anche di tecnici) poi rimanevano. Chi erano costoro? Erano tra i più bravi. E usavano le “dimissioni” come arma di “ricatto” nei confronti della Direzione per avere aumenti di salario, avanzamenti di carriera, ecc.

Ovviamente. la Direzione ci stava per non perdere della professionalità e delle competenze acquisite in anni e anni di esperienza. Per avere un operaio provetto o un tecnico capace, autonomo, ci vanno anni e anni di accumulo di esperienza lavorativa.

Domanda: nei lavori di “fino”, quelli di qualità, quelli a cui si richiede il massimo di autonomia e di professionalità, nella epoca attuale cosa è cambiato? C’è stato un mutamento sostanziale con l’introduzione della informatica, arricchendolo (il lavoro), ma il contenuto del lavoro qualificato – della prestazione – non è per nulla cambiato.

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Perché la tregua apra un processo di pace

 

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di Andrea RANIERI

[Già Segretario regionale della CGIL Liguria, Senatore della Repubblica Italiana e poi assessore alla cultura, università e sviluppo dei saperi del Comune di Genova, oggi membro della direzione nazionale del Partito Democratico. Lo ringraziamo per aver accolto la nostra richiesta di pubblicazione della sua nota del 27 agosto 2014. Una nota di costruzione e speranza di pace]

La proposta che Abu Mazen ha rivolto a tutte le fazioni palestinesi per aprire una trattativa che porti alla pace duratura tra israeliani e palestinesi, può fare della tregua a Gaza il punto di partenza per un percorso davvero nuovo. A nome di tutti i palestinesi si parla di un reciproco riconoscimento fra Israele e Palestina, e di una trattativa per fissare i confini fra i due Stati.
La base di partenza non possono che essere i confini del ’67, quelli antecedenti la guerra dei sei giorni, e che sono il punto di partenza riconosciuto dalla stessa Unione Europea, e ribadito dall’allora Presidente del Consiglio Italiano Mario Monti durante la sua visita a Israele nel 2012. Ciò implica affrontare le questioni che Israele non ha mai voluto mettere sul tavolo della trattativa.

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Israele e Palestina. Uscire dal vicolo cieco integrazione-ribellione

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di Gianni MARCHETTO

Devo dire che queste riflessioni mi vengono un po’ così, consapevole che non sono il frutto di una competenza specifica o di particolari conoscenze. Sono quindi degli approfondimenti personali che muovono da un particolare assunto: nell’epoca attuale il liberismo dominante ha prodotto una regressione della coscienza nelle masse diseredate sia nell’Occidente e maggiormente nei paesi del “terzo mondo”, e in particolare nei paesi del Medio Oriente. Ma, in parte, questa regressione riguarda anche la coscienza delle classi al potere: tutte dedite a “farsi ricco in fretta” e non più con una visione generale di egemonia sulla società.

La mia conoscenza della questione ebraica (e di Israele) trae origine dalla conoscenza con alcuni compagni di origine ebrea di Torino: Bruno Fernex, Silvio Ortona, Giorgina Arian Levi, più una serie di altri di cui non ricordo il nome. A Torino la comunità ebraica aveva dato parecchi quadri al PCI, provenienti dalla Resistenza e dalla lotta partigiana.

Di loro ricordo le loro esperienze e racconti sulla persecuzione, sui campi di stermino nazisti. Silvio Ortona mi raccontava delle esperienze di matrice socialista del movimento dei Kibbutz in Israele. Tutte cose che mi facevano sentire una autentica simpatia per il popolo di Israele.
Dei Palestinesi ebbi la loro conoscenza con il compagno che in Italia rappresentava l’OLP. E attraverso lui avevo conosciuto una popolazione molto progredita e sostanzialmente laica.

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ISIS. Promemoria per il M5s ed il pacifismo ideale

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di Franz GUSTINCICH

Breve riassunto dei fatti che hanno portato all’ISIS (IS) e ai massacri in Iraq ad uso di quell’area della sinistra che ritiene di non dover inviare armi ai Peshmerga*

Piccola premessa. Se mi trovo nella condizione di poter esprimere liberamente il mio pensiero, lo devo ai partigiani e alle forze alleate che hanno sconfitto il nazifascismo. Con le armi e non con le saponette. Senza il fragore di quelle armi mi toccherebbe salutarvi con il braccio destro teso e dandovi del Voi.

In origine era al Qaeda. La morte di Osama bin Laden non ha sconfitto l’islam fondamentalista e terrorista, perché era già in atto una trasformazione degli obiettivi e della strategia.

Il passaggio da bin Laden ad Al Zarqawi conduce alla fondazione dello Stato Islamico (Jamaat al-Tawhid e Jihad), ma la strategia non è priva di opposizione nemmeno fra i più accaniti sostenitori del Jihad (l’impegno sulla Strada di Dio).
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Ricordando Praga. E i nostri vent’anni

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di Celeste INGRAO

Il 21 agosto del 1968 le mie vacanze erano già finite ed ero a Roma. Avevo 23 anni ed ero una fresca sposina. Naturalmente faceva caldo, molto caldo, e mio marito Marco, fra l’altro colpito da un fastidioso mal di pancia, non riusciva a dormire.
Così, verso le 4 di notte, accese la radio – che a quei tempi le notizie in tempo reale si avevano dalla radio. Accese la radio e corse a svegliarmi: i russi hanno invaso Praga! Non ci volevo credere, ancora mezza addormentata provavo a illudermi che fosse solo un incubo. Mi pareva una cosa troppo enorme, impensabile, che andava oltre tutto ciò che di male potevamo pensare dell’Unione Sovietica. Ma naturalmente era vero.
Per noi, giovani sessantottini del PCI, fu un colpo terribile. La primavera di Praga era stata la nostra speranza, l’ultima speranza che dall’Europa dell’Est potesse venire qualcosa di buono e di bello, qualcosa in cui poter credere.
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L’avanzata dell’ISIS ed il paradosso curdo

 

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di Vincenzo SODDU

C’è un aspetto paradossale negli sviluppi di quello che più che un conflitto ha assunto ormai l’aspetto di un massacro atroce e unilaterale.

La marcia dei Jihadisti dell’Isis all’interno dell’Iraq è purtroppo una triste realtà. Finanziati dall’Arabia Saudita e dal mercato nero del Petrolio, grazie ai diecimila barili al giorno venduti a mercanti senza scrupoli, i fanatici sunniti non conoscono più ostacoli nella progressiva quanto feroce eliminazione delle minoranze religiose irachene.
Così gli Stati Uniti, più volte accusati di aver creato con l’eliminazione di Saddam questa instabilità interna al Paese, sembrano finalmente decisi a intervenire duramente per tentare almeno di fermarla.
Spinto anche dalla diplomazia iraniana, Barack Obama ha deciso di rifornire regolarmente di armi i Peshmerga curdi schierati a nord di Mosul, che stanno combattendo per il controllo dell’importante diga che garantisce energia all’intero Nord del Paese.

Quando si parla dei Curdi si parla della popolazione più bistrattata nella storia del Medio Oriente e dell’Altipiano Iranico: etnia indoeuropea discendente nientemeno che dall’antico popolo dei Medi, il cui numero complessivo di componenti oggi si aggira sui 35 milioni di persone.
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Dire, fare, gufare

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di Massimo RIBAUDO

Siamo noi, siamo quelli che hanno memoria, che leggono qualche libro, che si ricordano le parole dei nonni, delle madri e dei padri.
Siamo noi, che boicottiamo ogni tentativo di sopraffazione sull’uomo e sulla Natura, che segnaliamo e denunciamo gli abusi, le scommesse senza regole dove vince sempre “il banco”. I disfattisti, quelli contro ogni guerra, che non sia solo ed esclusivamente difensiva e dalla quale dipenda la protezione di un territorio e di una civiltà dall’attacco di un’altra. E, chiaramente, che non sia MAI protezione preventiva.

Perché ci sono degli altri uomini, delle donne, dei bambini dall’altra parte. Come i nostri.

Siamo noi che abbiamo bandiere universali di coesistenza e rispetto per le diversità che non vogliono annullare la nostra diversità.

Una vita in comune, di pace, convivenza, aiuto, mutualità, cooperazione, individualità aperte agli altri: io e noi.
Quindi, diciamolo, siamo COMUNISTI.
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L’Edicola di Essere Sinistra del 17 agosto 2014

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Ottimismo inconsistente, come dimostra la realtà, di Nichi Vendola

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Elezioni europee: Università Estiva della Sinistra Europea, un resoconto sardo, di Enrico Lobina

 

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 Condivisione, di Associazione dei Comuni Virtuosi
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Cos’è la sinistra, oggi?, di Giorgio Cavagnaro

 

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Sergio Staino: “Serve un giornale con la lettura di sinistra del mondo”, Donatella Coccoli