Per loro è del tutto normale

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di Vincenzo G. PALIOTTI

Ma come si può pretendere che il ministro Boschi si dimetta per il conflitto d’interesse sorto nella questione “salva banche” che vede coinvolto il papà della stessa?

Non molleranno mai qualcosa che hanno conquistato, prima di tutto ignorando il destino di famiglie alle quali hanno portato via, in modo truffaldino, i risparmi di una vita intera.

Per una persona “normale” il rimorso e la morale, se l’avesse, lo porterebbe ad un passo indietro spontaneo, automatico anche per rispetto di chi è rimasto senza nulla.

Non si può quindi pretendere che questi individui compiano un atto che è peculiare di persone civili, oneste ed è quindi lungi da loro.

Emblematiche le parole del ministro delle finanze, Pier Carlo Padoan che, oltre al danno, arreca anche la beffa ai danneggiati apostrofandoli “ingenui”, ingenui di essersi fidati di gente che è esattamente uguale a lui che dispensa numeri fasulli ad ogni piè sospinto facendo credere che il Paese va, che la ripresa è in atto. Anche questa è un’altra forma di illegalità, di crimine, direi, senza sanzione penale..

La Maria Elena poi che si “sbraccia” nel dire a tutti: “ma, mio padre è una persona per bene”. Caro ministro, lei ha ragione a dire questo e magari il suo papà lo è davvero perbene, non è però onesto e quindi il suo perbenismo serve solo a differirlo da chi la legalità la contravviene in modo più “spettacolare”, con giacca e cravatta, con il “savoir faire” del venditore, ma gli effetti sono gli stessi.

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Gli onanisti della Leopolda

leopoldaboschi

di Vincenzo G. PALIOTTI

Non c’è tanto da girarci intorno alla Leopolda per darle una definizione. Sic et simpliciter si può definirla “una enorme masturbazione mentale”, alla quale ammettono solo chi vive di queste pratiche.

Egli, il premier/segretario, la definisce sogno e invece è proprio l’espressione più chiara di chi si autocompiace con la pratica onanista. Woody Allen definisce l’autoerotismo “un modo di fare l’amore con la persona alla quale si vuole più bene”. Ed è esattamente così.

Si riuniscono tutti insieme come ad un congresso di “cultori della pratica” ed alla fine tirando le somme hanno goduto da soli senza coinvolgere che il loro ego, le loro enormi figure retoriche di un conservatorismo dei più scellerati ed antiquati possibili perché non conoscono ostacoli ai loro “sogni”.

Camminerebbero su un tappeto di cadaveri di amici e parenti pur di arrivare all’orgasmo dell’autocompiacimento narcisistico.

Ed è così perché sanno che al di fuori di quel contesto non si gode, si soffre della più grave crisi del mondo occidentale negli ultimi cento anni, si lotta per volerli sradicare dai loro posti, questi ignoranti di democrazia, di politica: affamati solo di potere, di benefici, di soldi.

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Italicum: indietro tutta

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di Vincenzo PALIOTTI

Non capisco perché il premier/segretario si infervori tanto contro la minoranza del suo partito, visto che se ne stanno ormai andando quasi tutti.  Capisco che in un partito di destra è dura sopportare “focolai” di resistenza pseudosinistrorsa – veramente minimal -, ma il suo “potere” è arrivato ad un punto tale che si può permettere anche di delegittimare un popolo intero che ha votato un programma contrario a quello da lui posto in essere. Che forse non gli basta? Purtroppo scopriamo che è proprio così: non gli basta. La prova?

La sua marcia indietro sull’italicum, una pessima legge in ogni caso, che potrebbe cercare di provvedere ai “pericoli” di cui i sondaggi gli danno avviso. E allora, sotto a cambiarla per renderla inattaccabile alle opposizioni, e al volere dell’elettore, in modo da garantirsi la continuazione del potere che il premier/segretario dà per scontato, fissando il termine della suo mandato nell’anno 2023, quando forse non ci saranno che macerie da amministrare.

E tutte le manifestazioni di soddisfazione? I discorsi, più che altro twitt, che inneggiavano alla “bellezza” ed “utilità” di quella riforma? Gli abbracci e i baci dispensati dalla Boschi in Parlamento? Le critiche ai “gufi” e ai “professoroni”? Tutto falso? Si, tutto falso come lui, il premier/segretario, che nasconde la sua “brama” di potere assoluto, suo e dei poteri forti ma anche quelli “oscuri” e illegali, dietro alle necessità del Paese.

Necessità che disattende puntualmente perché la situazione socio/economica è sempre la stessa di quando è arrivato a “salvare la nave dal naufragio”, anzi forse è peggiorata perché oltre ai disastri programmatici si sta riducendo sempre di più la democrazia e la libertà, quella ci è rimasta.

Ma quella però di cui parlava Sandro Pertini: quando non c’è sintonia tra libertà e giustizia sociale l’unica libertà che ti resta è quella di morire di fame. Beh, ci siamo molto vicini.

Senato: era possibile fare peggio di Renzi? Ci sono riusciti i sinistri-Dem

minoranza

di Riccardo ACHILLI

Gli emendamenti sui quali la minoranza del partito democratico ha fatto la lotta della vita (la sua vita) sono addirittura peggiorativi rispetto al testo-base della riforma del Senato. Non è vero che i senatori saranno eletti dai cittadini. Essi saranno infatti designati dai consigli regionali fra i propri membri, tenendo conto degli esiti elettorali.

Tradotto, saranno presi da quelli che hanno preso il maggior numero di preferenze alle amministrative, aumentando il fenomeno del mercato delle vacche sul territorio. Cioè esattamente lo stesso esito voluto dal duo Renzi-Boschi, espresso con parole diverse. Tra l’altro, questi incapaci della sinistra Dem, perché difficilmente si possono qualificare diversamente, per farsi eleggere al Senato adesso dovranno candidarsi alle amministrative, cioè farsi paracadutare nelle regioni “sicure”, dove il Pd può prendere la maggioranza nel Consiglio regionale, e farsi dare una montagna di preferenze, combattendo contro i baroni del voto locali, che sul territorio sono molto forti.

Vedremo torme di disperati aspiranti senatori della sinistra Dem paracadutarsi in regioni nelle quali non necessariamente sono residenti, su territori che non conoscono affatto, come avveniva con il mattarellum.

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Credergli? No, non ce la posso fare

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di Nello BALZANO

Sono dappertutto, su ogni tg, talk show, programma sportivo: fra poco inseriranno loro proclami anche nei film. Cercano in tutti i modi di farmi diventare renziano.

“Dai, dai. Convinciti anche tu”, con una voce ipnotica. Sembra di stare in “1984” di Orwell.

E come puoi restare indifferente di fronte al ministro Maria Elena Boschi che dice: “I sindacati hanno contribuito a bloccare il Paese”, saranno i suoi occhi azzurri, la sua “semplicità”, le sue origini da famiglia “operaia”, forse, però, la cosa che condiziona di più, sarà la sua appartenenza al più grande partito di “sinistra”, vero?

Ma la sua timidezza forse le ha impedito di andare oltre, perché a quel punto avrei anche detto: “cari lavoratori che siete stati assunti con il Jobs Act, se per caso avrete un problema con il vostro padrone (non è un errore, mi sto adeguando al nuovo linguaggio dei tempi odierni), non bussate la porta di quegli sfaticati di sindacalisti, prendete appuntamento con il professor Ichino, solo lui è in grado di spiegarvi che: licenziato è bello”.

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Trafficanti di parole e spacciatori di menzogne

trafficanti

di Luca SOLDI

Paese strano il nostro, attraversato di continuo, da un capo all’altro, da destra e ora da quella che si credeva – e purtroppo qualcuno vuole continuare a credere – sinistra, da correnti continue che favoriscono non solo il propagarsi di batteri killer ma anche nuove categorie del genere umano che a quanto pare, sembra che non abbiano ancora ben chiara la storia recente del Paese.

Veri e propri trafficanti di parole. Ad alto valore aggiunto, come quelle dei pubblicitari. Più probabilmente veri e propri spacciatori di menzogne che mirano ad accreditare la tesi della “pericolosità” del Sindacato in Italia.

Distinte e graziose figure senza remore, senza rispetto che si accalorano, appunto, caldeggiando la tesi che vede, oggi, il movimento sindacale utile solo come dispensatore di un’accozzaglia di servizi per pensionati, e poco altro.
Pieno di tutori solo per chi ha diritti acquisiti e di centurioni pronti al sacrificio ed al sostegno solo per il pubblico impiego.
Magari, una congrega dispensatrice di sostegno ai “vagabondi” di ogni genere.
Elemento fastidioso per un’economia che, ormai risulta chiaro, trova la sua strada, solo lasciandola andare dove vuole.
Dopo la resa incondizionata, favorita dalla globalizzazione ( e dal ventennio berlusconiano) verso tutto quello che veniva espresso come inevitabile declino del settore manifatturiero.

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Italicum: l’invasione dei “verdiniani”

boschi-verdini

di Luca SOLDI

Povera Maria Elena, verrebbe da pensare, se non si dovesse che opporsi ai suoi desideri, visto che l’Italicum è una legge elettorale ancora più manifestatamente antidemocratica – e contraria alla rappresentanza come delineata nella Costituzione – del Porcellum.
Povera Ministro Boschi, costretta ad affannarsi nel cercare di evitare quelle trappole che tanti in giro si stanno – dobbiamo augurarci funzionino – ingegnando a piazzare.
Il suo compito di fare da contraltare alle parole forti del Premier, almeno fino ad adesso, sembra proprio lettera morta.
Il suo appello più che di richiesta, risuona solo come preghiera dispensata al vento.
La conclusione, qui di seguito, n’è la conferma:
“Mi auguro che tutti i gruppi parlamentari- ha dichiarato il Ministro- decidano di discutere senza ricorrere al voto segreto, che è una possibilità e non un obbligo, e che la battaglia avvenga a viso aperto”.

Gli antefatti quotidiani d’altra parte lasciano poco spazio alla riflessione, l’atteggiamento che Matteo Renzi non mostra di saper possedere.
La maggioranza si è ritrovata, viste le sostituzioni imposte dal Presidente del Consiglio, del tutto compatta in Commissione Affari Costituzionali, a votare la riforma della legge elettorale.
Il testo “agevolmente” ha preso la strada che lo porterà lunedì prossimo alla discussione nella Camera.
Licenziato, però, in modo completamente snaturato rispetto allo spirito che sarebbe necessario per di una riforma di tale fatta.
In pratica ha ricevuto i soli voti dei nuovi nove componenti del Pd che avevano sostituito con quell’atto di forza i dieci precedenti, destituiti dal Premier-Segretario, perché troppo tiepidi e dubbiosi. Pensanti, insomma.

Le opposizioni, quelle vere, hanno colto al balzo l’occasione.
Con il pretesto di dare solidarietà ai vari Bersani, Cuperlo e Bindi, contro l’atto d’impero di Renzi, hanno deciso di ritirarsi sul solito, inconcludente, Aventino.
Voltata questa pagina tutto sembra ormai diventare finalizzato allo scontro che comincerà lunedì nell’Aula della Camera.
Scontate le bordare a salve di una Forza Italia, sempre più stanca e logorata, nella componente berlusconiana.
Ormai i tempi legati ai patti d’acciaio, che comunque ha già prodotto i suoi effetti nefasti col Jobs act, sembrano (non fidarsi è meglio) abbastanza lontani.
Brunetta, invocando a gran voce il voto finale segreto, ha più volte ripetuto allo scandalo in merito alla “deportazione di massa nei confronti dei Commissari allontanati dal Premier”.

Un “soccorso azzurro” invece, potrebbe arrivare dalla rinvigorita compagine dei “verdiniani”.

I seguaci, la pattuglia dei fedelissimi del mai rinnegato Denis Verdini, potrebbero diventare punto di sostegno non indifferente. Una quindicina di preziosissimi voti.
Rispolverando così un’amicizia che viene da lontano, e da vari interessi in comune.

Una vicinanza che era stata il fondamento di quel Patto del Nazareno che potrebbe proprio da questo passaggio tornare in auge anche per le future strategie di più ampio respiro.
Un po’ meno solidali e scontate, invece le parole di Enrico Letta e di Rosy Bindi su La7, intervistata da Lilly Gruber.
Parole piene di riferimenti, di segnali e di preoccupazioni per una legge che rischia di consegnare il Paese nella migliore (sic!) delle ipotesi al Partito della Nazione ma anche, in un futuro neppure troppo fantastico, a formazioni che di democratico potrebbero conservare ben poco.
In sostanza, da molte parti, salvo dunque gli opportunisti, si è ribadito la necessità di poter condividere quelle che dovranno essere le nuove “regole del gioco”.
Nello stesso modo, ne più ne meno, com’è avvenuto in tutte le altre occasioni nelle quali si sono toccati temi così delicati per la sopravvivenza di una Repubblica che vuole continuare a considerarsi democratica.

 

(Immagine dal web)

Quando le donne avevano la coda

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Rubrica “TUTTO QUANTO FA SPETTACOLO”


C’è stato un tempo in cui le donne avevano la coda. Quella vera ed erano toste, cattivissime, rabbiose quanto bastava e pronte a tutto per farsi valere .
Anche il governo attuale sta riportandoci alle donne con la coda. Quella di cavallo.
Infatti Donna Boschi ci delizia delle sue folte chiome bionde agitandole qui e là, facendo ricadere il ciuffo un po’ ribelle e un po’ da monella che attizza tanto i fanatici del “due colpi glieli darei” (di spazzola, naturalmente) in mezzo a quel paio d’occhi che vorrebbero apparire come seduttivamente tigreschi e che, povera stella, al massimo evocano lo sguardo della contadinotta tos’ana mentre dà di cencio.
Ma anche Donna Serracchiani, che di code di cavallo se ne intende assai assai, non fa che deliziarci con il suo defilè di acconciature in base al ruolo del momento: la coda per gli eventi più intimi e amichevoli come il bacchettare i soliti invidiosi e la frangetta d’ordinanza quando si trasforma in Kapò nel dirci a reti unificate di ‘credere, obbedire e combattere.
Il tutto condito da sguardi irrimediabilmente persi e languidi, degni del migliore romanzo di Liala, per il loro capobranco, un tale di nome Matteo che tra una parola biascicata e un decreto, trova anche il tempo per il suo passatempo preferito, servire di barba e capelli il popolo italiano.

 

Firmato

NUCLEI DI SATIRA PROLETARIA “Senta Berger e Paola Borboni”

 

(immagine dal web)

Non possiamo più credergli.

verdiniboschi

di Massimo RIBAUDO

Dobbiamo già prepararci a votare NO contro questa riforma del Titolo V che trasforma la Repubblica parlamentare italiana in un premierato monocameralista senza contrappesi costituzionali. Mentre Renzi già vuole porre sotto l’autorità del potere esecutivo anche la Rai. Un’ autocrazia oligarchica di tipo russo, messicano, od egiziano, fate voi.

La crisi non è superata ed è sistemica. Altre bolle speculative si susseguiranno nei prossimi anni erodendo risparmi, salari, pensioni. Tutto questo se non si cambia completamente politica economica. Una politica economica, che con attenzione ed umiltà esperimenti il modo di ricostruire un orizzonte di prosperità per la classe media, dissolta dal modello di Reagan e della Thatcher che ha impoverito il cittadino, togliendo servizi, e arricchito a dismisure le grandi holding, diminuendo le tasse per loro. “Reaganomics killed America’s middle class“. E così hanno fatto Berlusconi, Sarkozy, Lagarde, Blair. Producendo la più grave crisi culturale, sociale, economica, politica dell’Occidente.
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Lettera aperta ai Senatori dissidenti del Pd

facciata

di Sil Bi

(A Lucrezia Ricchiuti, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Vannino Chiti, Walter Tocci, Felice Casson, Corradino Mineo, Sergio Lo Giudice, Paolo Corsini, Massimo Mucchetti e agli altri con la schiena dritta)

Gentile Senatrice, caro Senatore,
all’inizio di questa settimana così impegnativa avverto il bisogno di scrivere a voi che con il vostro coraggio difendete l’autonomia dell’istituzione alla quale appartenete.

Siamo ad un punto cruciale. Una legislatura nata con le difficoltà che ricordiamo può segnare una svolta nella storia repubblicana. La modifica costituzionale di cui state discutendo rischia di indebolire eccessivamente il ruolo del Parlamento, di complicare il processo legislativo, di creare uno Stato controllato da un solo partito. Una rivoluzione che ci allontana dal principio di equilibrio dei poteri presente in tutte le principali esperienze costituzionali europee: definirla svolta autoritaria significa essere vicini alla realtà.
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